Baby Blue – We don’t know

Il Disco

Baby Blue, formazione pratese guidata da Mirko Maddaleno Serena Altavilla, realizzano il loro secondo album in studio. “We don’t know“, che segue l’esordio “Come!” del 2009, e l’EP omonimo del 2006, segna anche l’approdo della band ad una delle etichette più eclettiche e maggiormente rappresentative della creatività della scena indipendente italiana: La Famosa Etichetta Trovarobato. L’album è un ottimo esempio di come si possano registrare dischi in regime di autoproduzione, con un ottimo equilibrio fra spese e risultato qualitativo, giovando di una fitta rete di collaborazioni e traendo il massimo dall’esperienza maturata sul campo e in studio.
We Don’t Know” è stato infatti registrato “di getto” nel Dicembre 2009, col prezioso aiuto del collettivo Trydog Lab, laboratorio creativo e network musicale capace di agglomerare una scena molto attiva tra cinema e musica, mettendo in contatto artisti, etichette discografiche e operatori del settore. Merito particolare ad Alessio Pepi, bassista dei fiorentini Dilatazione, che, collaborando strettamente con i Baby Blue, ha registrato, mixato e coprodotto il nuovo disco.

Con questo disco la band compie un ulteriore passo avanti nella definizione del proprio sound, sempre più personale e lontano dai clichè della scena indie italiana, estremamente coinvolgente, specialmente nella sua dimensione live grazie alla grande coesione del gruppo e alla carica che riescono a trasmettere dal palco.
Partendo proprio dalla fantasia espressa sui palchi, la genesi di “We don’t know” ribalta l’approccio con cui è stato realizzato il primo album. Là dove il debutto era stato concepito grazie all’interazione con il produttore artistico (Paolo Benvegnù), in questo nuovo lavoro il gruppo cerca di trasformare in vantaggi le limitazioni, attraverso il completo controllo artistico della propria musica, valorizzando la minor fretta nello studio di registrazione, dove è stato incrementato l’uso liberamente spregiudicato della fantasia.

Quello che ne è venuto fuori è un album denso, che si concede molte divagazioni ma che resta saldo sulla scrittura dei brani, divenuta ora più raffinata e più solida. Molta attenzione è stata data alle linee vocali di Serena e Mirko, vero centro di gravità permanente dei Baby Blue, che in questo album si fondono spesso in un unico flusso contenente in sé il fascino dell’armonia e della dissonanza. Nei dieci brani del disco si attraversano differenti umori: spesso questo accade con estrema rapidità anche all’interno di uno stesso brano. Ascoltare la musica dei Baby Blue è come avere di fronte il proprio bimbo che in un attimo può passare dal riso al pianto. Un territorio dove la razionalità lascia il passo all’istinto, alla curiosità e al “mettersi in gioco”.
Il rock “cubista” dei Baby Blue si attorciglia su se stesso, fra il prodigioso chitarrismo di Mirko Maddaleno (e il suo “virtuosismo dell’intelligenza”) e la seduttività delle voci sussurrate di Serena.

Le influenze dei Baby Blue sono molteplici, ma difficili da isolare singolarmente nel loro sound: i loro punti di riferimento spaziano tra i Velvet Underground e i Moldy Peaches, tra i Pavement e Mazzy Star, passando dai primissimi Talking Heads. Il loro sound, sincero e personale, immediato e diretto, si innesta su trame vocali che, come filastrocche e cantilene, hanno una inconsapevole ed involontaria origine nella tradizione popolare italiana e specificamente toscana (data la provenienza del gruppo).

I Baby Blue sono diventati adulti: inevitabile quindi che l’atmosfera di fondo di questo nuovo album sia più cupa e malinconica. “We don’t know” è infatti, fin dal titolo, la constatazione di un’assenza di certezze, ma è soprattutto la cieca voglia di combattere questa assenza affindandosi all’istinto, al gioco, alla danza e alla messa in tensione delle strutture (sociali ma anche musicali) nel tentativo di squarciarle e cercare di cogliere, in questo movimento, quello che c’è fuori di esse.
Indicativo a tal proposito il primo brano “Don’t ask me why“, dove ondate soniche aggressive vanno a coprire, nel corso della breve narrazione, la nenia infantile dipanata proprio dalle due voci.

Tutti i brani sono scritti da Mirko Maddaleno, filtrati e ampliati attraverso la sensualità, la grande capacità interpretativa e la splendida voce di Serena Altavilla e infine potenziati, stabilizzati/destabilizzati dalla rocciosa sezione ritmica di Duccio Burberi al basso e Graziano Ridolfo alla batteria.

La Band

I Baby Blue nascono a Prato nel Settembre 2004.
Nel loro primo anno di vita raggiungono la finale del Rock Contest di Controradio e registrano due demo: la prima con l’aiuto di Andrea Franchi (Paolo Benvegnù) e la seconda insieme ad Andrea Orlandini (Bandabardò) e Saverio Lanza (Piero Pelù). Da subito riescono a suonare su palchi importanti facendosi una solida esperienza dal vivo con concerti al MI AMI festival, all’Heineken Jammin’ Festival e ed Arezzo Wave, partecipando con un brano alla compilation ufficiale di quest’ultimo. Vincono ilpremio FAWI (Fondazione Arezzo Wave Italia) come miglior gruppo del 2006.
A Dicembre, con il contributo sempre di FAWI, registrano un EP di sei brani al Bunkerhaus Recording Studios di Firenze con la produzione artistica di Paolo Benvegnù, e iniziano il Lucky Brand Jeans Free Tour 2006, promosso dalla Komart e supportato da Rolling Stone, RDS e All Music.
Nel Marzo del 2007 il gruppo suona a Bilbao per il concorso europeo “Bilbo-Rock” e in estate partecipa come ospite alla prima edizione di Italia Wave, entrando a far parte per la seconda volta della compilation ufficiale del festival.
Dopo più di un centinaio di esibizioni in quasi tutte le regioni Italiane, durante le quali hanno avuto occasione di aprire i concerti a Paolo Benvegnù, Micah P. Hinson, Chris Field, Carla Bozulich, Beatrice Antolini, Skiantos, Jennifer Gentle e Hormonauts, nel 2008 i Baby Blue tornano in studio con Paolo Benvegnù per registrare “Come!”, il loro primo album, che esce nella primavera del 2009 ottenendo una calda accoglienza della stampa musicale.
Per settembre 2010 è prevista l’uscita di questo nuovo “We Don’t Know” per Trovarobato / Audioglobe, consolidando così piacevolmente un rapporto con Trovarobato, che già da alcuni anni cura il loro booking.

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