BALTO
“Forse è giusto così”
Data d’uscita: 21 gennaio 2022
Etichetta: Pioggia Rossa Dischi/Schiuma Dischi
(Presspage riservata alla stampa – DA NON PUBBLICARE)
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Forse è giusto così è il primo album dei Balto.
Abbiamo iniziato a scrivere le canzoni che fanno parte di questo disco alla fine del 2018, durante il nostro primo tour autoprodotto. Era un periodo molto carico di entusiasmo, avevamo pubblicato il nostro primo EP ed eravamo completamente immersi nel desiderio di scoprire l’Italia con la nostra musica.
Al tempo frequentavamo ancora tutti l’Università, e Bologna, insieme al mare di Misano Adriatico (nostro paese di origine) ha fatto da culla incubatrice per tutti i provini nati nell’arco dei due anni successivi. Le idee venivano incise su note vocali, i testi appuntati durante le lezioni sul telefono, in treno, durante una nottata fuori, sotto i portici della città, a casa di amici o immersi nella solitudine di una stanza. La nostra etichetta di allora, Alka record label, ci aveva fatto conoscere ad Ottobre 2018 Manuele Fusaroli (produttore di Zen Circus, Le luci della centrale elettrica, Management, Bugo, ecc). In quel periodo ci siamo portati a casa “Preghiera della sera” che diventerà il secondo singolo in uscita nel 2020. A settembre del 2019 entriamo in studio per cominciare insieme la produzione e registrazione delle 9 tracce scelte, fra le circa 13/14 di partenza. In studio le cose si sono fatte tanto entusiasmanti quanto psicologicamente complicate.
Per una band di “ragazzini” entrare in studio vuol dire conquistare il mondo, e sotto certi aspetti non eravamo forse abbastanza pronti a lavorare davvero alla nostra musica, non sul piano tecnico ma piuttosto su quello emotivo. Le serate in studio non finivano mai, cucinavamo insieme chili di carbonara, ascoltavamo vinili e se di notte non riuscivamo a dormire scendevamo in saletta per suonare, godendoci il silenzio della notte e consapevoli che quel muro di nebbia, là fuori, in mezzo alla campagna ferrarese, avrebbe impedito a chiunque di poterci sentire.
Il tempo trascorso in studio è stato formativo anche per consolidare il legame fra di noi.
A Febbraio del 2020, fra i primi balbettii sulle notizie legate al Covid, siamo tornati in studio per chiudere i mix, e Manuele ci ha invitati alle Officine Meca, per conoscere gli Zen Circus durante la presentazione del loro libro “Andate tutti affanculo”: è bello, a posteriori, scrivere queste righe e sorridere per aver avuto la possibilità, questa estate appena passata, di suonare in apertura proprio agli Zen, al Balena Festival di Genova, ma questa è un’altra storia.
Le canzoni di questo disco nascono da un sentimento di incertezza collettiva. La paura del futuro, come se questo fosse un mostro gigante o un muro contro cui sbattere il muso, fa da padrona al sentimento di fondo dell’album. L’esigenza di raccontare questa nostra normale fragilità si mischia al bisogno di rivalsa che volevamo in qualche modo trovare nello scrivere musica insieme. “Forse è giusto così” non è rassegnazione ma una presa di coscienza del fatto che la nostra vita non sia necessariamente e completamente nelle nostre mani e che, a volte, si può cadere dalla nave, ritrovarsi avvinghiati ad un tronco, cercando in qualche modo di non annegare. Le cose succedono, e quello che possiamo fare è essere sufficientemente flessibili da mantenere la nostra direzione, ma sapersene anche svincolare per approdare a nuovi lidi.
Tutte queste parole si scontrano con Marzo 2020: il disco è chiuso, il titolo scelto, un tour estivo pronto grazie ad un contest del M.E.I. vinto ma la pandemia obbliga il mondo a fermarsi. Nei mesi precedenti al Lockdown avevamo avuto l’occasione di conoscere e iniziare la collaborazione con Schiuma Dischi e Pioggia Rossa Dischi che dopo alcuni viaggi fra Torino e Genova ci ha portati a essere divisi, dove anche noi Balto siamo rimasti lontani in città diverse.
Il tempo a disposizione ci ha permesso di scavare nei ricordi e nei vecchi filmini di Franco, il padre di Andrea (chitarra, testi e voce), al quale è dedicata la prima canzone scelta come singolo “Quella Tua Voglia Di Restare”, un brano scritto dal futuro alla soglia dei 30 anni (Oggi è il 2 aprile 2024…) al proprio padre, un testo che cerca di rassicurare prima se stessi e poi i propri genitori sull’andamento della propria vita. Il videoclip è un puzzle di questi filmini anni ’70 e ’80.
Questa è stata la nostra avventura affrontata insieme alle due etichette continuata con la pubblicazione dei singoli “Preghiera della sera” e “Mac Baren”, il cui video è stato girato fra i portici di Bologna e i primi concerti di ripresa post lockdown: a Genova, Faenza e Torino.
TRACKLIST
1- Quella tua voglia di restare
2 – Preghiera della sera
3- Mac Baren
4 – Le giornate da morire feat. Cara Calma
5 – I nostri giorni
6 – I tuoi 20 anni
7 – Il solito posto
8 – Forse è giusto così
9 – Niente di noi
CREDITS
Il disco “Forse è giusto” così è stato registrato fra Settembre 2019 e Febbraio 2020 al Natural Head Quarter studio di Ferrara, prodotto dai Balto e Manuele Fusaroli insieme a Michele Guberti.
I testi sono di Andrea Zanni, la musica dei Balto.
Il progetto grafico delle copertine dei singoli e del disco è stato realizzato da Manolo Liuzzi (chitarra).
Il videoclip di Quella tua voglia di restare è stato montato da Davide Spina.
Il videoclip di Preghiera della sera è stato realizzato dall’Harmonie Studio (R.S.M.).
Il videoclip di Mac Baren e quello di Niente di noi sono stati realizzati da Egg Creative Stuff (Lorenzo Santagada).
Forse è giusto così esce per Pioggia Rossa Dischi in collaborazione con Schiuma Dischi.
I Balto sono:
Andrea Zanni
Manolo Liuzzi
Alberto Piccioni
Marco Villa
TRACK BY TRACK
1. Quella tua voglia di restare
Quella tua voglia di restare: è una lettera aperta scritta dal futuro alla soglia dei 30 anni (oggi è il 2 aprile 2024…) al proprio padre, immaginando una realtà che, nonostante la perdita di un proprio caro, delinei un presente connotato da una stabilità emotiva e familiare, sicurezza e tranquillità.
2. Preghiera della sera
Preghiera della sera: è un brano d’amore, amore felice e normale; parla di due persone che si raccontano la propria giornata, l’affetto e la potenza di un semplice “Come stai?” prima di chiudere le finestre, il sogno di ballare a piedi nudi tutta la notte godendo di una sana spensieratezza.
3. Mac Baren
Mac Baren è forse il pezzo più rappresentativo dei Balto durante il periodo di scrittura bolognese, durante gli anni di università, sotto i portici che riparano dalla pioggia e proteggono dalle paure. Il Mac Baren è il tabacco in gergo chiamato senza nome, e rappresenta la crisi d’identità che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, è costretto ad affrontare, perdendo i propri punti di riferimento e ricercandoli in ciò che ci fa stare bene.
4. Le giornate da morire feat. Cara Calma
Le giornate da morire sono l’attesa malinconica dei ritagli di vita, quelli in cui rivelarsi alle proprie fragilità diventa necessità, per scoprirne i lati più sorprendenti e inattesi, imparando ad apprezzarne i dettagli, che si fanno inevitabilmente dolce inchiostro con cui disegnare i nostri prossimi passi. Le giornate da morire non sono quindi necessariamente giornate negative, ma rappresentano quegli attimi di vita in cui ci ricordiamo chi siamo davvero. Distratti dai doveri e dalle pressioni a cui ogni giorno il mondo ci sottopone, spesso ci dimentichiamo del nostro vero io che viene fuori nei momenti di noia e nelle giornate vuote. Il mondo ci ha sempre fatto credere che il tempo speso a non adempiere ad un qualunque obiettivo di vita sia tempo sprecato. Questo ci porta a credere di non essere mai all’altezza, di star gettando via il nostro caro e prezioso tempo. Ma noi “siamo il nostro tempo perso”, quello dei ritagli e delle pause, quello vero fino in fondo.
5. I nostri giorni
I nostri giorni è un altro brano sull’incertezza, vissuta nella propria solitudine e poi condivisa. E con i cuori grandi ci facciamo i petardi, che quando sono vicini fanno saltare i cervelli, i sensi di colpa, la noia, i casini. A volte basta parlarne.
6. I tuoi 20 anni
“I tuoi 20 anni” parla della normale fragilità e incertezza che si vive a 20 anni, all’inizio dell’università, lontani da cas, in cerca del futuro…è un cocktail con 2 ingredienti: voler spaccare il mondo e morire dentro.
7. Il solito posto
Il solito posto è un luogo/non luogo, per tutti uguale e per ognuno diverso, è quel posto in cui puoi rifugiarti la notte quando fai i conti con il tuo percorso e, soprattutto, con la strada ancora da trovare e da percorrere. È la tappa intermedia in cui il senso del dovere si scontra con la meraviglia della debolezza e dell’incoerenza o della propria fragilità. È l’attimo a metà fra un arcobaleno e un temporale, fra un bacio e una guerra. La canzone gira attorno al concetto di incoerenza, intesa come fragilità e debolezza, non per forza in senso negativo, ma come pausa dall’incessante obbligo al dover essere sempre perfetti.
8. Forse è giusto così
“Forse è giusto” così è la canzone che dà il nome all’intero album; la paura del futuro, come se questo fosse un mostro gigante o un muro contro cui sbatter il muso, fa da padrona al sentimento di fondo di questo brano e dell’intero disco. “Forse è giusto così” non è rassegnazione ma una presa di coscienza del fatto che la nostra vita non sia necessariamente e completamente nelle nostre mani e che, a volte, si può cadere dalla nave, ritrovarsi avvinghiati ad un tronco e cercare in qualche modo di non annegare. Le cose succedono, e quello che possiamo fare è essere sufficientemente flessibili da mantenere la nostra direzione, ma sapersene anche svincolare se necessario, per approdare a nuovi lidi. Nel brano si parla di una ragazza che incarna i sentimenti che noi Balto abbiamo provato durante il periodo di scrittura di tutto questo disco, è l’eroina che in qualche modo si sacrifica per sconfiggere le nostre paure.
9. Niente di noi
Niente di noi è un’altra canzone d’amore o meglio, un brano che racconta la fine di una storia, l’accettazione consapevole di aver dato tutto e che oramai non c’è più nessun fiore da coltivare. I protagonisti di questa canzone rivivono le sensazioni più belle del loro percorso attraverso una serie di immagini e ricordi che non possono più tornare realtà, altre che resteranno per sempre solo nell’immaginario di uno dei due. L’attaccamento all’altro si rimarca nell’unica frase del ritornello (“e per non perderci niente di noi”), ma la fine del brano combacia con l’accettazione della fine del percorso, con la necessità di andare avanti e con il rispetto per la scelta altrui. Il brano chiude con “e adesso dimmelo tu, se c’è più niente di noi”, perché il fiore che prima era stato coltivato da entrambi non trova più terreno fertile nel cuore di uno dei due.
BIO
I portici di Bologna e gli spaghetti alle vongole sul lungomare di Rimini, Murakami, i treni regionali.
I Balto raccontano la vita universitaria, le difficoltà e le incertezze di un futuro prossimo che sembra aver dimenticato di sorridere, la vita dentro le proprie camere in affitto, le paure protette dai portici della città di Bologna.
La band nasce all’inizio dell’estate del 2017, quando grazie ad un contest locale ha l’occasione di aprire un concerto dei Canova in Piazza del Popolo a Cesena. Anche all’epoca c’erano le canzoni, un mare di storie e il bisogno di raccontarle, ma non ancora un nome definitivo del progetto.
Ecco lo sfondo alle registrazioni del primo EP della band, “È tutto normale”, cinque canzoni focalizzate sull’incertezza quotidiana, con la solitudine in veste di arma a doppio taglio e il bisogno di rivalsa in fondo al bicchiere dell’accettazione della “vita normale”. Singolo dell’EP“Spine nel fianco”.
A Novembre 2017 l’EP esce per Alka record, seguito da un tour autoprodotto in tutto il centro e Nord Italia, che si conclude nella primavera di due anni dopo.
La scrittura del primo album ha inizio nei primi mesi del 2018 con una nuova direzione che influenza sempre di più l’approccio della band nella ricerca della propria verità sonora. La sala prove diventa una stanza in affitto a Bologna, a volte un treno regionale, una panchina sul lungomare alle 2 di notte, dopo una giornata di lavoro dietro a un bancone o a servire ai tavoli dei turisti. E poi ancora una connessione su Skype tra l’Italia e la Francia, tra Bologna e la Romagna.
Tutti momenti scanditi dalla consapevolezza di perdersi la magia del suonare insieme in una saletta di provincia, dalla necessità di farlo superando la lontananza, dal respirare le stesse sensazioni anche a 500 chilometri di distanza.
Agli inizi del 2019 arriva l’incontro dei Balto con Manuele Fusaroli, produttore ferrarese di buona parte dei dischi dell’indierock degli anni Zero e ’10 con il quale nasce un rapporto di stima e condivisione e che porta a Settembre 2019 all’inisio della produzione e registrazione del primo album dei BALTO. Insieme a Fusaroli, il giovane produttore Michele Guberti presso il Natural Head Quarter di Ferrara.
È proprio da queste nuove canzoni che nasce la collaborazione della band con Pioggia Rossa Dischi e Schiuma Dischi. Il primo singolo di questo nuovo progetto, “Quella Tua Voglia Di restare”, uscito a Maggio 2020, è una lettera ad un genitore scritta dal futuro, un esercizio di immaginazione per cercare una propria sicurezza interiore, una strada da percorre. Seguono “Preghiera Della Sera” e “Mac Baren”, uscite sempre nello stesso anno 2020 segnato dall’incertezza legata allo stato pandemico.
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