David Salvage – Felsina

David Salvage
“Felsina”
Data d’uscita: 8 ottobre 2021
Etichetta: Deux-Elles Records

(Presspage riservata alla stampa – DA NON PUBBLICARE)

 

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David Salvage è un pianista e compositore americano che ormai da anni vive e lavora in Italia e precisamente a Bologna. Ed è proprio alla città emiliana che David dedica il suo primo album dal titolo “Felsina” (il vecchio nome etrusco della città). Un disco di piano solo, pubblicato dalla label inglese Deux-Elles, che si snoda attraverso 25 brevi composizioni, ognuna dedicata ad un particolare aspetto (luogo, suggestione, pezzo di storia…) della città bolognese.

“Tengo ai luoghi fin da quando ero un ragazzo nell’Ohio: tracciavo mappe di paesi stranieri e sfogliavo guide di viaggio. Oggi, dopo periodi trascorsi a Boston, a New York e in Virginia, mi trovo ad abitare a Bologna con mia moglie e i nostri figli, da cittadino italiano. Da anni scrivo brani per pianoforte ispirati da questa meravigliosa città, di cui la maggior parte è raccolta qui col titolo “Felsina”, il nome che gli etruschi diedero a quest’area quasi 3000 anni fa”. (David Salvage)

L’album comincia il suo viaggio nel passato guardando fuori dalle finestre. “Le finestre d’alabastro del mausoleo di Galla Placidia” ci conduce al sacrario del secolo V nella vicina Ravenna, le cui finestre, apparentemente della stessa sostanza di un fuoco immobile, ci incantano con la loro luce singolare, prima di affievolirsi in una scena di terribile brutalità: un gruppo di etruschi, che celebra riti funebri, sacrifica due cavalli spaventati (“I cavalli di Via delle Belle Arti”); millenni dopo, i loro scheletri sono in mostra in un museo della città e il collo di uno dei cavalli porta ancora la lama mortale della scure. In “Udito a Santo Stefano” assistiamo a un rituale più umano, con un canto piano che risuona per la volta della chiesa; le note adiacenti scatenano armonie sfuggenti, mentre fuori nel cortile un uccello impertinente gioca (“L’uccello al bacino di Pilato”). Poi, dalle profondità della preistoria, ci raggiungono le lamentele selvatiche di un ominide che piange alla fossa comune di una tribù, sterminata da una catastrofe della quale non possiamo sapere niente (“Recitativo quasi secco—homo neanderthalensis che piange”). Infine, il lontano passato ci propone un ultimo lamento: la persona in lutto questa volta è un etrusco che con riserbo porge omaggio a un’urna funebre (“Urna biconica”).

Il gruppo di brani successivo alleggerisce l’atmosfera con ricomposizioni di opere dal Medioevo, dal Rinascimento e dalla prima età moderna. Il primo brano è una versione pianistica di “Ecco la primavera” del compositore medioevale Francesco Landini che abitava a Firenze, di poco distante da Bologna. Segue un’altra ricomposizione, complementare a quella precedente, di una canzone popolare rinascimentale del compositore bolognese Filippo Azzaiolo (“Dall’orto se ne vien”). Una terza ricomposizione modifica l’esame di accesso alla rinomata Accademia Filarmonica di Bologna sostenuto da un giovane Wolfgang Amadeus Mozart. Padre Giovanni Battista Martini, un leggendario pedagogo di musica che abitava allora a Bologna, apportava qualche correzione al compito di Wolfgang; David ha aggiunto alla versione di Martini una nuova linea di contralto composta da note ripetute (“La versione di David”).

Moltissime vie del centro storico di Bologna sono costeggiate da portici e le loro prospettive a cannocchiale con canopia quasi forestale si esprimono nel brano seguente. Inoltre, “Portici” introduce la nuova sezione dell’album, ambientata nella zona universitaria di Bologna. In “Gli alberi in Piazza Puntoni” ci rifugiamo sotto l’ombra di un gruppo di alberi in una giornata rovente. “Tavoletta di Aldrovandi” ritrae gli uccelli esotici descritti dal naturalista cinquecentesco Ulisse Aldrovandi nella sua seminale Storia naturale; le tavolette che illustrano il testo sono ora esposte in una stanza del museo di storia delle scienze in Via Zamboni. In “Dottor Balanzone ci dice come stanno le cose” il personaggio bolognese più conosciuto della commedia dell’arte tiene un discorso dal contenuto banale di fronte a un pubblico scettico. In “Muro di graffiti” un vandalo scuote la sua bomboletta spray e si guarda alle spalle per assicurarsi che non ci sia nessuno in arrivo. (Il quartiere è pieno di tali muri, da qui la frustrazione delle autorità civili.) “Dottore!”–un’altra ricomposizione–propone un’interpretazione capricciosa (e non del tutto sobria) della canzoncina oscena che gli studenti cantano agli amici neolaureati.

Le Tre boscherecce ritraggono sale le cui pareti affrescate evocano paesaggi naturali. In “Palazzo Hercolani” la sala buia ed echeggiante sembra essere un bosco vero fino a che non ci si ritrova, in chiusura. In “Palazzo d’Accursio” note ripetute evocano le fontane degli affreschi e le note sostenute verso la fine richiamano la statua nel centro della stanza. Nella terza Boschereccia, “Il museo della musica”, due corni e due arpe prendono vita e si scambiano le frasi. Le loro note si mischiano alla canzone “Ave Maria… virgo serena” di Josquin che apre il primo libro di musica stampato della storia.

Secoli fa, Bologna era attraversata da canali le cui acque fornivano energia ai mulini da seta e alimentavano il trasporto. Sebbene siano visibili ancora alcuni tratti dei vecchi canali, la maggior parte è stata coperta col declino dell’industria della seta. “Canale inferno” segue il percorso di uno di questi canali. All’inizio, l’acqua scorre tranquillamente nel suo alveo modesto sotto le strade della città; i rumori del traffico scendono dall’alto; più avanti, il canale emerge momentaneamente alla luce gloriosa del sole. Ma l’oscurità e la quiete ritornano fin troppo presto.

I Tre quadri di Giorgio Morandi ritraggono i tipi distintivi di pittura del pittore novecentesco. “Natura morta” ricrea l’ambiente tenue e ascetico delle sue singolari bottiglie. “Fiori” ricorda le emozioni tese delle sue composizioni floreali. Il terzo movimento, “Paesaggio”, lascia la città in favore di una passeggiata sulle colline vicine.

Nebbia / Torre dell’orologio” ci trova a guardare la nebbia mentre si schiarisce dalla torre di Palazzo d’Accursio. “Idea per una barcarola” richiama di nuovo il passato di Bologna come città di canali, quando forse qualche barcaiolo si sentiva predisposto a cantare una barcarola.

L’ultimo brano dell’album, “Linea meridiana”, si basa sul calendario solare costruito dall’astronomo seicentesco Gian Domenico Cassini sul pavimento della basilica di San Petronio. La musica evoca per prima il ruotare della terra; poi, sul marmo compare un piccolo cerchio di luce, rappresentato da un singolo sol al centro della tastiera; poi, entra il sole, un accordo immobile di do maggiore al basso. Mentre la terra ruota, il cerchio di luce attraversa di grado in grado il marmo. Quando la linea musicale raggiunge il do centrale, la luce incrocia la linea meridiana al punto corrispondente alla data attuale… e il sole si trova allo zenit.

TRACKLIST

01. Le finestre di alabastro del mausoleo di Galla Placidia
02. I cavalli di via Delle Belle Arti
03. Udito a Santo Stefano
04. L’uccello al bacino di Pilato
05. Recitativo quasi secco – Homo Neanderthalensis piange
06. Urna biconica
07. Riecco la primavera
08. Dall’orto se ne vien
09. La versione di David
10. Portici
11. Gli alberi di piazza Puntoni
12. Tavoletta di Aldrovandi
13. Dottor Balanzone ci dice come stanno le cose
14. Muro di graffiti
15. Dottore!
16. Tre Boscherecce I – Palazzo Hercolani
17. Tre Boscherecce II – Palazzo D’Accursio
18. Tre Boscherecce III – Il museo della musica
19. Canale inferno
20. Tre quadri di Giorgio Morandi I – Natura morta
21. Tre quadri di Giorgio Morandi II – Fiori
22. Tre quadri di Giorgio Morandi III -Paesaggio
23. Nebbia – Torre dell’orologio
24. Idea per una barcarola
25.Linea meridiana

CREDITS

Engineer and producer: Pieter Snapper
Recording assistant: İrem Ece Gülensoy
Cover art: Ivan Dimitrov https://www.ivandimitrov.com
Cover and booklet design: S.L. Chai
Recorded August 8-10, 2020 at Babajim Istanbul Studios & Mastering, İstanbul, Turkey

BIO

David Salvage (1978) è un compositore e pianista statunitense che abita a Bologna. Nato in una famiglia estranea alla musica, all’età di quattro anni ha chiesto un pianoforte ai genitori, un desiderio che è stato esaudito a condizione che prendesse lezioni per cinque anni. Le ha seguite invece per quindici anni, e lungo il percorso ha sviluppato un particolare interesse per la composizione, ha vinto premi regionali e nazionali come pianista e compositore, è diventato uno dei primi giovani pianisti scelti per il Perlman Music Program, e ha vinto una borsa di studio alla Harvard University, per poi decidere di concentrarsi sulla composizione. Ha continuato i suoi studi presso la Manhattan School of Music e la City University of New York, ha conseguito il dottorato di ricerca con una tesi su György Kurtàg, e ha trovato lavoro nell’ateneo insegnando a tempo pieno storia della musica e teoria musicale. Filoeuropeo da sempre, ha colto l’opportunità di trasferirsi all’estero per un po’ quando questa gli si è presentata e ora possiede la doppia cittadinanza statunitense e italiana. Ha composto musica per orchestra, film, coro e insiemi di diversi generi e le sue opere hanno ricevuto più di cento esecuzioni in sedi come la Juilliard School e il British Institute of Florence. La sua musica può essere familiare come una canzone ascoltata mille volte o strana come quella curiosità musicale più recente. Si preoccupa più di una fedeltà all’esperienza umana in tutta la sua varietà che di una consistenza stilistica. Gli piace leggere, commiserarsi davanti alle notizie dal mondo con la moglie e giocare a backgammon con i suoi figli. La sua musica può essere ascoltata anche su Navona Records e sul suo sito web, www.albumleaves.com.

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