Giacomo Toni – Nafta

Giacomo Toni
“Nafta”
Data di uscita: 27 ottobre 2017
Produzione artistica: Franco Naddei (Francobeat)
Label: Brutture Moderne
Distribuzione: Audioglobe

(press page riservata alla stampa – DA NON PUBBLICARE)

–> SCARICA IL DISCO <–

 

NAFTA

Nafta” si pone l’obbiettivo di rappresentare lo scintillio della provincia contemporanea. L’unica cosa che chiediamo è di dare una possibilità alla musica eterosessuale”. Questa la carta d’intenti del nuovo lavoro discografico di Giacomo Toni, in uscita il 27 ottobre per Brutture Moderne. L’inventore del piano-punk, il cantautore nichilista innamorato dello smog, il difensore dell’etica dei centri massaggi cinesi e l’altra metà del progetto “Gli Scontati” torna sulle scene ad un anno di distanza dall’estemporaneo 45 Giri pubblicato da L’Amor Mio Non Muore.

Sesso, droga e motori… questo lo scenario di “Nafta”, un disco maturato con la band durante i live, i viaggi in furgone e che, giorno dopo giorno, somigliava sempre più ai paesaggi e ai personaggi conosciuti da Giacomo nei luoghi in cui è nato e cresciuto, in Romagna, in provincia, entroterra agricolo. Niente infradito, insomma. È un percorso dove l’amore è assente. Girone dopo girone si affronta l’emarginazione, la solitudine, la velocità, la prostituzione, il lavoro, l’insolenza, l’eroina, la polizia, fino alla chiusura, in piano e voce, dove si ritorna al suono classico e si parla, appunto, di assenza di amore, che metaforicamente è applicabile anche alla società, al pericolo del disinteressamento sociale, del nichilismo individualista, che probabilmente oggi riguarda un po’ tutti.

Un album sporco, grezzo, verace… un disco per gente che legge le pagine motori della Gazzetta dello Sport, seduti all’esterno di un bar di provincia, sorseggiando un bianco frizzante alle 9:00 del mattino. Nessun suono di plastica, ma si ode chiaramente il suono delle trivelle, e dei rombi di marmitte. Una serie di storie che raccontano le vicissitudini di diversi personaggi che si possono incontrare in qualsiasi provincia italiana. Ad accompagnare Giacomo, una serie di ottimi musicisti come Alfredo Nuti dal Portone, Roberto Villa, Marcello Detti, Daniele Marzi e Gianni Perinelli e la sapiente direzione di Franco Naddei (Francobeat).

Qui si rappresenta la miseria e lo squallore con gli strumenti del lusso: il pianoforte i sassofoni, i tromboni…

“Ho visto e vissuto per tre anni dentro ai miei bar, quel paesaggio sonoro che andavo cercando. Lo stacco che c’è tra quel che vedo con i miei occhi e quello che sento nella produzione delle canzoni contemporanee, è grande.  Ho sentito il bisogno di combattere l’utilizzo deliberato del Kitsch in un panorama musicale servile, enfatico e svenevole. Avevo bisogno di ascoltare qualcosa di non interessato, ero saturo di sentimenti altrui nel progetto “Gli Scontati”, provavo noia per le canzoni d’amore generazionali esistenzialiste. Volevo che fosse palese il distacco dai cantautori da “Bocca di rosa” e da quelli del cosiddetto indie dai quali ho il dovere di distaccarmi per creare veramente un’alternativa”
(Giacomo Toni)

NOTE DI PRODUZIONE (a cura di Franco Naddei)
Giacomo Toni, la nafta ed il piano punk.

Giacomo l’ho visto crescere, l’ho visto suonare, ci ho suonato assieme. Quando mi ha chiesto di fare il “produttore artistico” del suo nuovo lavoro non ho avuto dubbi. La chiave era proprio questa definizione che si era dato quasi per gioco: piano-punk. Ho sempre trovato interessante il sound che lui aveva dal vivo con la sua band e spesso mi ci son trovato in mezzo con tutti gli annessi e connessi. Parti suonate d’istinto, rumore e gioco. Non è semplice imprimere qualcosa che nasce da un momento unico in un supporto che unico più non è. E’ sottile la differenza tra scelte di maniera, o di moda, e scelte nate dall’osservazione attenta di un artista.

Il disco è stato registrato come un live, discutendo degli arrangiamenti con la stessa rapidità che poteva essere concessa al soundcheck prima di suonare e tutto è stato ridotto a 9 tracce passate su nastro perché quella pasta che ti viene imbocca dopo 9 birre lui ce l’ha dopo nove passaggi di suoni ed improperi. Istintivi lui, la sua band ed io con loro. Giacomo nel suo ambiente naturale che è il caos del live, rivela le capacità interpretative delle cose da lui stesso scritte e le rende vive più di quanto si possa pensare ascoltandolo con orecchio distratto al bancone del bar. Nei concerti tutto passa, nei dischi puoi tornare indietro, riascoltare, e se vuoi analizzare anche le più piccole sfumature di come sono stati cantanti i versi e come sono state suonate le note. Una cosa che non puoi registrare, ma noi lo abbiamo fatto lo stesso ed il risultato è quello che avete nelle mani, nelle orecchie e, vostro malgrado, anche nel cuore.

Nafta è una aggressione a mano armata, anzi direi a parola armata. Suona ruvido, imperfetto e violento. A tratti è anche fastidioso, ma è la natura di queste canzoni che sono nate sul palco davanti alla gente ignara di tutto. Il mio lavoro è stato restituire tutta l’autenticità di queste composizioni per mostrarle senza filtri e forse a volte addirittura esagerandone i difetti, perché i difetti sono più affascinanti e si fanno volere più bene della plastica di cui siamo sommersi. Un disco fuori dal coro, nelle liriche e nel suono perché abbiamo totale fiducia nella verità.

TRACKLIST

1. Lo strano
2. A nessuno
3. Cugino Motorio Pasticca
4. Chinatown
5. Il porco venduto che sono
6. Ho perso la testa
7. Il diavolo marrone
8. Codone lo sbirro
9. Inchiodato a un bar

CREDITS

Giacomo Toni: piano e voce
Marcello Jandu Detti: trombone
Daniele Marzi: batteria
Alfredo Nuti Dal Portone: chitarre
Gianni Perinelli: sassofoni
Roberto Villa: basso

Canzoni di Giacomo Toni.
Arrangiamenti di: Marcello Jandu Detti, Daniele Marzi, Franco Naddei, Alfredo Nuti Dal Portone, Gianni Perinelli e Roberto Villa.

Produzione artistica: Franco Naddei
Registrato e mixato da Franco Naddei, Cosabeat Studio, Villafranca (FC)
Mastering: Giovanni Versari
Foto: Rossella Fantinato
Grafica: Fedigrafik studio, San Piero in Bagno (FC)

TRACK BY TRACK (a cura di Giacomo Toni)

1- LO STRANO
L’idea è nata in un bar della provincia veneta, sono entrato con un libro in mano e tutti mi guardavano. Mi ha fatto venire in mente uno spettacolo di Bill Hicks. E’ una canzone che parla dell’antintelletualismo. Ho creato un personaggio che rappresenta la sensazione di isolamento e la vergogna della cultura nella provincia profonda, un po’ quello che descrivevano i poeti crepuscolari. Dentro ci sono svariati riferimenti letterari come “si ereditano le leggi come delle malattie” (Goethe), sono espedienti che uso spesso: lavorare la canzone piano piano usando e modificando i miei appunti letterari per metterli al servizio del testo. Musicalmente l’idea ritmica mi venne in mente vedendo un concerto di Dr John a New Orleans durante il viaggio che facemmo nel 2013 in seguito al nostro concerto a Miami. E’ stato il mio primo esperimento di canzone cantata con un time che vagamente ricorda le mescolanze tra jazz funk e hip hop che accadono a New Orleans.

2- A NESSUNO
La canzone che ho presentato a Sanremo nel 2016, l’aveva scelta un manager di Carosello quando la sentì nella mia apertura a John De Leo a Milano. E’ stata rifiutata. In genere nei live dico che le parole sono i pensieri di un uomo che sta guardando la pineta sul mare, in genere provoca ilarità l’ingresso “appena sono ricco mi compro tutta la pineta” così come tutta la seconda strofa… il congegno che ho preparato è una solitudine che pian piano emerge e dal sorriso (seppure amaro) si passa insieme a una serietà silenziosa, in genere funziona. In questa versione su disco volevamo avere una versione di punk emotivamente piatto, freddo, riferendoci al Bob Dylan nella sua fase elettrica.

3- CUGINO MOTORIO PASTICCA
Il personaggio è un rallista. Ne ho conosciuto uno sulla cinquantina nel pub “I bevitori longevi” che prende il nome da una mia canzone. La cosa interessante del suo racconto era che diceva di essere stato il numero uno fino a quando non si è fidanzato e poi sposato. In pratica un certo senso di responsabilità che gli trasmetteva l’idea di metter su famiglia gli impediva di correre come una volta. Tuttavia il mio testo è affrontato in maniera piuttosto misteriosa a partire da “metteva le mani nell’acqua fredda” che è un’espressione della mafia italoamericana che si riferiva ai ragazzi che andavano per la prima volta a uccidere qualcuno, praticamente il primo assaggio di morte. Non so bene perché ma per questa canzone ho studiato il libro “ Il cosiddetto male” di Konrad Lorenz che era zoologo ed etologo. Mi interessava il comportamento delle scimmie in caso di pericolo, infatti ho trovato delle similitudini tra l’atteggiamento sportivo delle corse e dell’orgoglio dei vincitori con certi comportamenti animali come la descrizione “gonfiare la muscolatura, ruotare i gomiti all’infuori, i peli della schiena si rizzano etc…” classica degli scimpanzé , “l’agitazione guerrigliera”, le relazioni tra “pericolo\femmina\entusiasmo\paura” il tutto inserito nel paesaggio novembrino da pianura provinciale che è presente un po in tutto il disco, per riportarlo in un ambiente meno intellettuale e più comune… tra “La palude definitiva” di Giorgio Manganelli e “Ogni maledetta domenica” di Oliver Stone.

4- CHINATOWN
La canzone è ambientata a Milano (via Bramante, Chinatown). Nella mia testa è la storia di un provinciale che va a vedere la partita a San Siro e si ferma in un centro massaggi, come spesso accade nei miei testi è il sottotesto che mi permette di essere più libero nella scrittura e lasciare qualcosa di non detto. Volevo una canzone solare per creare un disco che affrontasse diverse questioni emotive. Nella prima strofa mi riferisco a Giorgio De Chirico con “La bellezza insensata delle cose” che tramuto in “bellezza insensata del pallone” alludendo a Gianni Brera (pallone metafora dei mondi). E’ un gioco che ho utilizzato in questo disco per camuffare le citazioni alte e abbassarle ad un livello più umano, è un tentativo (utopico?) di arricchire il linguaggio comune, decontestualizzare la frase citata, parlare di bifolchi con le parole degli intellettuali. Infatti, per lo sviluppo del testo ho sfogliato “L’Adalgisa” di Gadda, un libro di racconti ambientati a Milano, citandolo per esempio in “il nostro glorioso artigianato”. Il finale si fa evocativo (nella mia testa), il fascino del mondo orientale viene rappresentato dal personaggio che si volge a Est (Venezia) “l’infinito in un lampione” alludo a “Le fondamenta degli incurabili” di Iosif Brodskij e con “gli occhi riempiti di distanza” cito Faulkner da “Mentre Morivo”. In pratica il progetto prevedeva un testo pieno di citazioni per un personaggio che si va a far fare una sega. Ovviamente è una storia che è successa a me…

5- IL PORCO VENDUTO CHE SONO
E’ il brano più personale del disco. Lo stile narrativo si rifà a Celine, al flusso di coscienza, alle accuse di collaborazionismo. il testo è volutamente sgrammaticato. vuole essere una confessione di disonestà. L’ossessione contemporanea per l’onestà, mi ha spinto a scrivere questa canzone di getto, cosa che non faccio quasi mai, affrontando i mestieri che avevo fatto fino a quel momento, dividendoli in quattro strofe: 1- idraulico 2- animatore turistico 3- rappresentante di pentole 4- cantautore. Vuole essere un’elogio al tradimento professionale, ridicolizzando il mondo de “l’azienda- famiglia”. Insomma a non prendere troppo sul serio il lavoro (in particolare) e la vita (in generale). Non ci sono particolari citazioni fatta eccezione di “Da pochi a pochi” titolo di Goffredo Fofi .

6- HO PERSO LA TESTA
Canzone a doppio binario interpretativo, semplice e d’effetto. Un po il manifesto del mio piano punk, quasi il mio omaggio sporco a Jerry Lee Lewis. Ho perso la testa potrebbe essere uno col cervello bruciato oppure anche semplicemente un’innamorato. Alludo e ironizzo al classico personaggio spaccone (in romagnolo “e sburòn”) pieno di soldi, fighe e che alza le mani, il Maccherone Maramaldo per dirla alla Gadda.

7- IL DIAVOLO MARRONE
La canzone parla di eroina, ambientazione noir, poiché è vera la storia e parla della morte di un amico e vicino di casa. Essendo troppo coinvolto, l’ho metaforizzata, come fosse uno spettacolo, come se non fosse vera, come se fosse solo una storia. Personifico l’entroterra come se il paesaggio fosse un soggetto pensante e osservante… “è un pubblico per tribunali” è una frase importante del disco, ribadisce che non stiamo a giudicare nulla.

8- CODONE LO SBIRRO
Il brano era in serbo da tanto tempo soprattutto perché mi mancava la chiave musicale per raccontare la storia, ma il canovaccio mi era chiarissimo perché la storia è autentica. Lavoravo in un bar diversi anni fa, era frequentato settimanalmente da un gruppo di poliziotti della caserma di Bologna. Erano sempre completamente ubriachi e mi avevano preso in simpatia. Ho sfruttato il mito del cattivo poliziotto che sequestra la droga per usarla per descrivere la condotta piacevolmente disonesta del gruppo. il finale è autentico. “con la polizia me la so intendere magnificamente” (Goethe)

9- INCHIODATO A UN BAR
Conclusione in piano e voce, solitaria e armonicamente semplicissima, dove il testo è centrale. Qui mi metto a nudo io senza il filtro della creazione di un personaggio. E’ qui che parlo di noi, del nichilismo contemporaneo, del pericolo di una società rinchiusa in se stessa, a “stare a guardare”, a “sedersi in fondo”, con un rimando a qualcosa che è una speranza, qualcosa che potrebbe tornare, la ricerca di un “universo migliore” che è ancora più profonda del “mondo migliore” perché è interiore in quanto parla della condizione umana, dell’uomo all’interno dell’universo.

BIO

Giacomo Toni è autore, compositore, pianista e cantante. Noto agli appassionati del genere per l’utilizzo di un lessico paradossale e per i monologhi improvvisati che legano un brano all’altro, è attualmente riconosciuto come uno dei migliori cantautori italiani: un compositore con il genio dei grandi vecchi e la forma di un giovane d’assalto. I suoi testi, ironici e pungenti, ormonali e surreali, arrivano a sconfinare nell’umorismo. Allievo di Dimitri Sillato, ha assorbito le basi della tecnica pianistica jazzistica per condurla verso una personalissima sintesi sgarbata e diretta che definisce PianoPunk.
Invitato al Pistoia Blues 2014 e al Tenco Ascolta 2014, è il Vincitore di Hitweek 2013 concorso nazionale per la Musica italiana nel mondo esibendosi a Miami presso Art Park di Hollywood nella Rassegna Hit Week in cartellone con Franco Battiato, Marco Mengoni, Niccolò Conte e Canzoniere Grecanico Salentino.
Successivamente è stato invitato a tenere una lezione sulla canzone d’autore italiana presso la Florida Atlantic University (USA).
Vincitore Premio Singoli Cantautori “Nuova musica italiana 2007” Città di Roma con Presidente della giuria Mogol; Vincitore del riconoscimento al miglior testo “Premio Augusto Daolio” 2006 città di Sulmona (AQ); Vincitore del Premio Radio Bue a “Risonanze Unplugged” Limena (PD); Vincitore del “Festival Mondiale della Canzone funebre” di Rivignano (UD).
Giacomo inizia la sua carriera musicale nel 2005 fondando il collettivo musicale Novecento Band, una selezione di musicisti jazz, rock, punk di fama nazionale, con cui intraprende il suo primo tour italiano. Nel 2010 realizza il suo primo disco “Metropoli” , l’anno successivo esce subito con un secondo disco dal titolo “Hotel Nord-Est”, entrambi autoprodotti. Nel 2013 entra a far parte della scuderia dell’etichetta indipendente “MarteLabel” con cui farà uscire il suo terzo disco “Musica per autoambulanze” presentato con un live al Circolo degli Artisti di Roma.
Giacomo Toni ha aperto i concerti di artisti di fama nazionale quali Raphael Gualazzi, Edoardo Bennato, Francesco Baccini e John De Leo. Nel 2011 inizia un tour tributo a Paolo Conte, assieme all’artista Lorenzo Kruger (frontman del gruppo Nobraino). Il duo prenderà il nome de “Gli Scontati”.
Parallelamente è compositore di colonne sonore per spettacoli teatrali, mostre d’arte contemporanea e cortometraggi.

FOTO PROMOZIONALI

LINK E CONTATTI

Official
Facebook
Label

 

www.sferacubica.it