Giorgio Ciccarelli – Bandiere

Giorgio Ciccarelli “Bandiere”
Data d’uscita: 30 marzo 2018
Produzione: FMA/Abramo Allione Edizioni
Distribuzione: Audioglobe

(presspage riservata alla stampa – DA NON PUBBLICARE)

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BANDIERE

Fare canzoni, oggi. Trovare un nuovo senso a una vecchia forma e scrollarsi di dosso il passato. Giorgio Ciccarelli ha affrontato, con Bandiere, questa sfida. Bandiere è innanzitutto un disco di canzoni, che restano “dentro la testa” (uno dei titoli), per la forza e l’efficacia che vogliono avere musica e parole. Restano e poi crescono. Un disco che riflette questo tempo, restando però fuori dalle mode. Che raggiunge la semplicità, come obiettivo, girando al largo dal semplicismo. Un disco che affronta, senza paura, temi etici e politici. Perché le canzoni fanno anche questo. Devono farlo. I suoni parlano, aderendo con nitidezza a stati d’animo e riflessioni e le parole vogliono risuonare, recuperando l’uso delle rime in modo non banale. Rime che danno sonorità e persistenza ai testi di Tito Faraci, di nuovo al fianco di Giorgio Ciccarelli. Ma la musica, gli arrangiamenti sono la vera e più grossa novità di Bandiere. Il Cicca non ha avuto paura di osare e di andare oltre, in una direzione impensabile per lui fino a qualche tempo fa. Nessun synth era mai apparso nei dischi della sua vita precedente, mai. Oggi, proprio i synth e l’elettronica la fanno da padrone, questo grazie anche all’esperienza maturata nell’ultimo anno di tour suonato in duo con Gaetano Maiorano, dove l’uso massiccio di questi strumenti imperava. Dunque, Bandiere è un disco che sì, nasce da un profondo percorso interiore, ma anche e soprattutto dal confronto con il pubblico durante il centinaio di concerti seguiti alla pubblicazione di “Le cose cambiano”, primo disco solista di Ciccarelli. Ogni canzone di Bandiere è una storia, un argomento affrontato e sviscerato, un viaggio attraverso noi stessi e il nostro mondo. E in ogni canzone c’è un’invenzione, uno scarto rispetto ai canoni, un ribaltamento della prospettiva. Qualcosa che rimette in gioco tutto. Le cose sono cambiate, adesso e Bandiere è un nuovo traguardo e, allo stesso tempo, un nuovo inizio.

BIOGRAFIA

Chitarrista, cantante, autore e compositore, Giorgio Ciccarelli ha pubblicato dischi e suonato con numerose e importanti band (tra cui Afterhours, Sux!, Colour Moves) con le quali ha dato alle stampe ben tredici album, oltre a dvd, video e singoli. Si è esibito in Europa, Stati Uniti, Canada, Cina. Praticamente ovunque in Italia: dal teatro Ariston di Sanremo al Leoncavallo di Milano, dal concerto del Primo Maggio a Roma al teatro Petruzzelli di Bari, passando per buona parte dei locali, dei pub e dei bar rock della penisola. Ha suonato con e per artisti del calibro di Greg Dulli, Mark Lanegan, Patti Smith e Mina. Ha scritto e arrangiato pezzi per tutte le band con cui ha pubblicato dischi, vincendo premi in varie categorie. È giunto ora al suo secondo disco da solista dopo Le cose cambiano uscito a Novembre 2015 per XXXV/Comicon Edizioni.

TRACKLIST

1. Intro
2. Voltarsi Indietro
3. Un Moderato Coraggio
4. Mia Pietà
5. Dentro e Fuori
6. Conterò i Tuoi No
7. Due Per Tre
8. Dentro la Testa
9. Bandiere

CREDITS

Registrazioni Giorgio Ciccarelli @ Cicca’s Mob Studio – Milano
Max Lotti @ Casamedusa Recording Studio – Milano
Produzione Artistica: Giorgio Ciccarelli e Max Lotti
“Dentro e Fuori”, “Conterò i tuoi no” e “Due per tre” Mixati da Stefano Mariani @ Stripe Recording Studio – Milano
Masterizzato da Giovanni Versari @ La Maestà Mastering – Tredozio
Copertina: Sergio Saccingo Tanara
Fotografia: Matteo Casilli
Post: Stefano Torresani
Disegno interno: Paolo Castaldi

TRACK BY TRACK a cura di Giorgio Ciccarelli

INTRO Bandiere inizia come finisce e finisce come l’inizio. È il viaggio perfetto, quello circolare.

VOLTARSI INDIETRO La difficoltà – forse l’impossibilità – di essere onesti, con se stessi innanzitutto. È più facile guardare al proprio passato, abbellendolo e arricchendolo, piuttosto che al proprio presente, a ciò che si è dentro. “Voltarsi indietro è un buon affare.” Musicalmente Voltarsi indietro è costruita su un giro di arpeggiatore modificato e filtrato analogicamente che si reitera per tutta la durata del pezzo.

UN MODERATO CORAGGIO In qualunque rapporto – sentimentale, di amicizia, di lavoro – troppe volte non si ha il coraggio di arrivare a un vero e profondo confronto, a uno scontro. Il decoro esige un pegno di ipocrisia. Un moderato coraggio è una denuncia della colpevole leggerezza di troppe relazioni umane, oggi. Un mea culpa generazionale. L’intenzione, per questa canzone, sia a livello compositivo, come negli arrangiamenti, era abbastanza ardita e cioè, quella di far incontrare (ipoteticamente) i Pixies ed i Metronomy in un caruggio di Genova nel 1965.

MIA PIETÀ Ci sono parole che si usano poco nelle canzoni. Quasi, danno fastidio. Una di queste è “pietà”. Eppure indica un sentimento importante e, allo stesso tempo, ambivalente. Legato sia a un’idea di solidarietà sia a un bisogno di espiazione: in un rapporto che non si riesce – e neppure si vuole chiudere – accade anche di consegnarsi volontariamente a un senso di colpa in qualche modo assolutorio. Confessare diventa, automaticamente, espiare. “Ho bisogno di un peccato, più che un dio. Di una colpa, più che un aldilà.” Una classica ballata pop-rock che, per non cadere nel classicismo, ha bisogno di una scrittura solida e precisa nonché di arrangiamenti non scontati e attenti.

DENTRO E FUORI “Per raccontare la realtà, serve una lingua vera.” La ricerca di una comunicazione chiara, pulita e forte, con un lessico privo di formalismi sterili e ricercatezze criptiche. Quello che era dentro viene esplicitato, finalmente tirato fuori. Senza nascondersi dietro alle parole. Oggi le rime sono disprezzate perché collegate a testi banali, da musica sin troppo leggera italiana. Invece danno musicalità a un testo, danno un ritmo, lo rendono incalzante. Detonano nella testa. In dentro e fuori ci sono rime alternate e, addirittura, incrociate (ABBA). Sono rime che oscillano, che vanno avanti e indietro e che creano una tensione. Musicalmente è un pezzo chiaramente con il segno di proprietà Ciccarelli, vi si possono riconoscere tutte le esperienze passate, soprattutto quella suxiana (Sux!). L’incedere magmatico, l’impasto sonoro eterogeneo che fa da base ad una melodia semplice è un marchio di fabbrica e fa di questo pezzo l’ideale trait d’union tra il passato remoto e il presente.

CONTERÒ I TUOI NO Il “fuoco lento” di un amore che non si spegne, che accetta anche i “no” e ne trae forza, nell’attesa. Seconda e ultima ballata del disco. Solo apparentemente semplice. Là, dove “semplicità” non deve mai essere sinonimo di “semplicismo” e il testo nitido, pulito, giocato fra richiami di suono e di significato delle parole sta a dimostrarlo. Così come sta a dimostrarlo la laconica melodia canterburyana del cantato fissata su un giro di acustica in accordatura aperta vagamente Drakeiano.

DUE PER TRE Una canzone di non amore, che racconta la complessità del distacco e i meccanismi morbosi e paradossali della reciproca dipendenza. “Pensami quando mi scorderai.” Originariamente avrebbe dovuto chiamarsi “due per tre, una suite”, perché ha proprio l’atteggiamento della suite: quel fermarsi per poi riprendersi, temi melodici che scompaiono, ma riappaiono nel finale e poi, quell’alternanza ritmica tipica della suite rock. È il pezzo più lungo, più elettronico e più ambizioso dell’intero album.

DENTRO LA TESTAThe only real danger that exist is man himself. He is the only real danger, and we are pitifully unaware of it. We know nothing of man, far too little”. È Carl Gustav Jung che introduce il pezzo più squisitamente e concettualmente rock dell’intero disco. Dentro la testa è duro, diretto, martellante, implacabile. Non ha bisogno di alcuna interpretazione, nel suo schietto invito alla ribellione. Nessuna cripticità nel testo, nessuna inutile complicazione per fingere profondità. Un semplice invito a lasciare crescere la rabbia dentro di sé. A portarla fuori, a costo di scontrarsi con tutto e tutti. Giocandosi la testa. “Dirai di no, dirai mai più. Dirai che vuoi una vita intera.”

BANDIERE A chiudere la canzone più politica del disco che delinea una posizione netta, senza mezzi termini. A che cosa servono le bandiere? Perché bisogna rispettarle, se per loro gente è morta? Semmai, proprio per questo, sono da buttare. Da ammainare, in fondo al mare. Bandiere anche il pezzo più sperimentale. Sperimentazione intesa alla Robert Wyatt di Dondestan: minimalismo applicato alla canzone, impasto sonoro omogeneo e leggermente monotonale, spazi remoti occupati da pulsazioni ritmiche, quasi psichedelia elettronica…

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