Giovanni Succi
“Con Ghiaccio”
Data di uscita: 22 settembre 2017
Label: La Tempesta Dischi
Edizioni: Ala Bianca / La Tempesta
(press page riservata alla stampa – DA NON PUBBLICARE)
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CON GHIACCIO
Giovanni Succi è un artista colto ed eclettico, attivo sulla scena musicale italiana da circa un trentennio, protagonista di diversi progetti per i quali ha firmato l’intera discografia come autore (Bachi da Pietra, Madrigali Magri, La Morte…), caratterizzandoli ciascuno con una scrittura, una voce e una vena compositiva inconfondibili.
Il 22 settembre 2017 per La Tempesta Dischi uscirà “Con ghiaccio“, di fatto il primo disco di inediti pubblicato a nome Giovanni Succi, essendo stati i due precedenti – “Il conte di Kevenhüller” (Tarzan Rec., 2012) e “Lampi Per Macachi” (Wallace Rec./Audioglobe, 2014) – rivisitazioni di opere altrui: il primo una lettura per sola voce dell’ultima opera di Giorgio Caproni, il secondo un tributo personale a Paolo Conte, per diversi aspetti sui artisti di riferimento. Oggi per la prima volta dagli esordi Giovanni Succi presenta le sue canzoni nei panni di se stesso. Un nuovo inizio.
L’album è stato anticipato dalla title-track, che rappresenta un vero e proprio manifesto: un rap anomalo su base kraut, in cui l’artista astigiano si mette a nudo con orgoglio, leggerezza e originalità. Una biografia in pillole, un messaggio in bottiglia e una dichiarazione d’intenti.
Il resto del disco, prodotto, arrangiato e registrato da Ivan A. Rossi (Baustelle, Virginiana Miller, Giovanni Truppi, Mezzala, Bachi Da Pietra, Spam & Sound Ensemble…), è un intenso viaggio nel presente, un giro d’Italia a piedi, tra pagine quotidiane, ricordi d’infanzia, episodi e personaggi reali perfettamente delineati. Un mondo di alberghi, spiagge, backstage, bar, paradisi elettrici, locali che chiudono, calciatori, donne, preti, cantautori buoni, stronzi, amori, sbronze, readings, pedalate, folla, voci, sudori, solitudini, artisti di nicchia, messia da quattro soldi, poveri diavoli, duelli e qualche scazzo.., il tutto shakerato con una vena di inconfondibile (spesso amara) ironia. Il lavoro di un uomo e di un artista maturo, che ha una sua precisa visione del mondo e della musica, e che di certo non le manda a dire.
“Romanticismo fritto e glassa mi hanno sempre fatto schifo”. (G. Succi)
Commento dell’autore
“Pensavo di essere un buon vino da invecchiamento, invece ho scoperto col tempo che sono un amaro, un super alcolico da dopo pasto.
L’Amaro Succi è un intruglio di radici denso, mai dolciastro, scuro e balsamico. Ho fatto un giro molto largo per arrivare a riproporre le mie canzoni nei panni di me stesso, dai Madrigali Magri ai Bachi Da Pietra e ritorno. Ma è così che cominciai quasi trent’anni fa, quando annegai nel Mississippi dopo un’adolescenza metal punk.
Suonavo in solo, chitarra e voce, a nome Succi, le mie prime canzoni in provincia di Alessandria e Asti. In fatto di stile ho sempre avuto l’attitudine al cocktail e alla fine mischio di tutto più o meno on the rocks. Le coordinate del mio suono partono dalla musica nera e rimbalzano dove mi pare.
CON GHIACCIO, brano che anticipa l’album, ad esempio, è un rap su base kraut con dentro la mia bio in pillole. Per chi sa leggere un testo, il comunicato stampa è già tutto lì dentro. Una specie di messaggio in bottiglia lanciato nello spazio, da un padre ad un figlio naufraghi nell’universo, come tutti del resto. Dico in breve chi sono, cosa faccio, da dove vengo e dove vado e lo avverto sul fatto che chiunque nasca è un moribondo, il tempo è corto e tira dritto, meglio scegliere quel che vuoi davvero.
Certo, l’Amaro Succi è spigoloso e io – da autentico stronzo – non mi spendo mai troppo ad annacquarlo. Romanticismo fritto e glassa mi hanno sempre fatto schifo. Questa è la mia indole, anche detta destino. Se c’è un pubblico adulto, sarà cosciente di esporsi al piacere di un veleno. Ma a questo giro il mio intruglio scuro lo servo CON GHIACCIO e magari andrà giù bello fresco…
Al mio fianco c’è un barman di grido, Ivan A. Rossi che ha prodotto, registrato e arrangiato il disco, e dunque per vostra fortuna ci ha messo del suo. Invitiamo all’assaggio: male che vada, tasto STOP e una bella Piña Colada.
In una tregua dall’aspra epopea dei Bachi Da Pietra, tra una lettura e l’altra su e giù per l’Europa, amo rilassarmi con un bel beverone fresco e invito al banco: non come insetto, non come non-io, non come un altro, ma semplicemente nei panni di me stesso, come all’inizio, senza bagaglio”. (G. Succi)
TRACKLIST
1. Artista di nicchia
2. Remo
3. Bukowski
4. Sipario
5. Il giro
6. Tutto subito
7. Satana
8. Salva il mondo
9. Arriveremo in pedalò
10. Elegantissimo
11. Con ghiaccio
TRACK BY TRACK (a cura di Giovanni Succi)
1 Artista di nicchia
Signore e signori, comincia male, è già tutto molto complicato. Ma occhio a questa nicchia, che subito suona un po’ strana e poi magari è un attimo e ci prendi il vizio. Lo so, se non parte cuore-amore è già roba difficile, ne sono conscio. Ma va detto che ormai se non riempi uno stadio o un palazzetto è quasi fisso che tu sia detto un po’ di nicchia in ogni caso. Quindi alla fine, un po’ di nicchia non la si nega più a nessuno. E se la nicchia tocca ad altri, giovani giocondi e pimpanti, figurati a me, coi miei “astrusi spamoplasmi elicoidali, come dire ma magari..”. Qualsiasi cosa voglia dire.
2 Remo
Da bambino fui un ascoltatore assai precoce. Il primo contatto con un cantante in carne ed ossa fu in spiaggia in un giorno di pioggia. Ho rivisto Remo, il bagnino ventenne dei Bagni Sirena, in una località ligure sull’Aurelia, che scriveva canzoni sul pontile. Mi disse che amava un gruppo inglese al primo album dal nome facile da ricordare: The Police. Era il 1979 o giù di lì, avevo dieci anni. C’era già un sacco di musica diversa da quella della spiaggia, tutta da scoprire nei giorni di pioggia.
3 Bukowski
Negli anni Ottanta era un culto per pochi, ma poi c’è stato un tempo (anni ’90, non so adesso) in cui Bukowski ha smesso di essere di nicchia se non altro perché se lo tiravano un po’ tutti nel curriculum letture, per darsi l’aria da vissuti. Ma se vuoi dare voce a un grande, il suo nome sul programma non è una garanzia, tanto meno per dei principianti. Ecco ad esempio la vicenda di un reading musicale mandato all’aria sul nascere dal mio pessimo carattere, nonché la fine di qualche nuova amicizia che poteva promettere bene. Dinamiche mie e dinamiche di compagnie, non sempre coincidono.
4 Sipario
Stazioni di sosta col solo scopo dell’andata, alberghi. Quando sei in tour una stanza vale l’altra, si somigliano un po’ tutte e appena ti ci adatti è già ora di andare. Piccoli idilli troncati da un telefono. Oggetti ricorrenti, luoghi comuni, posti di passaggio, preziosi per l’amore o per il bagno. Piccole metafore dell’esistenza o almeno della mia. Ma per tutti c’è un momento, dopo la doccia, tra la porta del bagno e il bordo del letto, in cui siam grandi artisti e gente di spettacolo. E poi sipario.
5 Il giro
L’Italia al Centesimo Giro. Il protagonista è in attesa, ma gli squilla lo smartphone (altro idillio troncato da un telefono) e chissà perché gli tocca andarsene: gira sui tacchi e sul più bello si lascia tutto alle spalle. I corridori arrivano e lui se li perde, nonostante tutte le premesse. Puoi vederla in negativo (superficialità, occasioni perse), oppure in positivo (aveva altro da fare). Gli accordi sono due (ruote) in loop per otto minuti (infiniti). Il flusso cresce, monta e si svuota come niente. Allegoria della mia visione dell’Italia contemporanea: immobilismo cronico a fronte di un ribollìo costante, un girare a vuoto su ogni punto… Pura apparenza, miraggio senza fine. E noi fermi alla rotonda, a girarci intorno, in attesa delle prossime occasioni da sprecare, con quelli che cercano di spacciarci almeno qualche calzino modaiolo. Ma, volendo, un individuo può decidere di sottrarsi al giro. Magari un qualsiasi dovere lo chiama e lui risponde ‘arrivo’. Un miraggio perso per un impegno preso. Sottrarsi all’imperante cazzeggio collettivo, potrebbe essere, oggi, in Italia, forse, il vero atto sovversivo.
6 Tutto subito
A proposito, questa si aggiunge all’elenco delle mie canzoni che si potrebbero anche definire politiche, seppure prive di slogan novecenteschi, bandierine o indicazioni di voto (elementi didascalici senza i quali soltanto pochi attenti ascoltatori restano in grado di individuare alcun carattere politico). Premetto, io di politica non ci capisco niente, ma osservo e col tempo (e ormai ne ho avuto tanto) noto una strana costante in atto a qualsiasi livello: in Italia ogni individuo tende a far nazione a sé e il suo regime è di preferenza illiberale, per lo più totalitario. Nega disinvoltamente diritti agli altri, pur riconoscendo validi gli stessi diritti solo per sé. Fate l’esperimento, chiedete al bar, scoprirete tanti piccoli variopinti e brillanti dittatori in erba. Grandi risolutori. L’individuo-nazione incarna La Verità, dunque ha sempre ragione, il che lo eleva a rango semi-divino. A livello macro sociale ogni tanto uno di questi Maghi prevale e sembra che tutto debba cambiare. Ma tranquilli, neanche così cambia mai niente, ci pensa la somma algebrica di circa 60 milioni di spinte in direzioni opposte e contrarie a riequilibrare il tutto e a garantire l’immobilismo perfetto del complesso, vero sport nazionale. Un motto per tutti: “Tutto subito”. Prendo nota.
7 Satana
Caro Gesù, grazie per l’invito alla festazza di luce nella casa del Papi, tu mi tenti… Ma alle feste io mi rompo e l’eternità è una palla. A parte il fatto che trovo assurdo il tuo sistema di PR, per non dire delle tue pignolerie ossessive o fiscalismi in materia di reliquie… Credo farei la fine di quell’altro tuo gemello poi caduto, ma che in principio era brillante, il prediletto aspirante star cacciato a calci in culo per un no. Sarebbe un bel duello, già lo so. Come un tiro dal dischetto. Certo il Paradiso fancazzista è il sogno di chiunque, un girone in serie A per soli bomber. Ma io non credo al Mister, che poi è il Presidente… E in fondo in fondo, sotto sotto, tutti vorrebbero essere Lui. Ma Lui chi?
8 Salva il mondo
Salvatori del mondo da palco, castigatori di costumi altrui: mi han sempre fatto tenerezza per le contraddizioni che sono in grado di incarnare in modo così candido. Portatori sani di onestà in un mondo brutto, di solito viaggiano come Cardinali in extra lusso, allo scuro di tutto. Col successo o col consenso hanno un rapporto ambiguo: ricercato e disprezzato al tempo stesso, fermo restando che quello altrui va comunque moralmente redarguito. Se poi ci parli, sono teneri innocenti, si assolvono del tutto e sempre in pieno. Salveranno il mondo dalla corruzione del denaro, ne sono certo, ma percepiscono compensi in quanto immuni dall’abbrutimento. Quanto a me, che sto su un palco senza un catechismo o alcun pudore per il fatto, il denaro non lo disprezzo, anzi: ci pago le bollette se ci riesco, e poi semmai salverò qualcosa anch’io. Ma è più facile che chiudo.
9 Arriveremo in pedalò
Che l’Italia sia un terzo mondo 2.0, con pretese europeoidi, te ne accorgi appena rientri. E a volte anch’io mi sento un po’ così: un condottiero in barca a remi che indica gli oceani. Ma a parte il mio misero delirio solitario, pare una costante secolare, per il popolo italiano, quella di lasciarsi ammaliare da qualcuno che promette prospettive esaltanti, per poi uscirne quasi sempre in braghe di tela. Se poi non ce la fa, gli si perdona tutto: un grande statista è sempre in buona fede. Quindi ci sarà presto – suppongo – un altro padre buono, uno sceicco bianco, che condurrà per mano il popolo innocente dove tutto è perfetto a costo zero. In ogni caso, ne son certo, conquisteremo la cuccagna presto e senza sforzo, seppur con mezzi di fortuna. Ok, c’è da remare e ci vorrà un po’. Avanti con fiducia.
10 Elegantissimo
Canzone d’amore per un fonico. Nata in un backstage durante il tour di Necroide. Closing Time. Nel nostro settore, più che l’ingresso, a volte è più difficile guadagnarsi l’uscita. Il nottambulo di turno (solitamente il fonico) ha fatto un patto col diavolo e si attarda freschissimo al banco fuori tempo massimo, un long drink dopo l’altro, quando una band esausta lo supplica in ginocchio di arrendersi alla fine del mondo: siamo vecchi e il rock’n’roll, forse fuori tempo massimo anche lui, ormai è solo più ‘sto sbattimento enorme – da miniera – e chi lo fa, nel tempo, deve proprio amarlo tanto.
11 Con Ghiaccio
Giovanni Succi, 11 marzo 1969. Ho cambiato opinione su me stesso: pensavo di essere un buon vino da invecchiamento e invece ho scoperto che sono un amaro, un super alcolico da dopo pasto. Se non ti vado liscio, prova con ghiaccio. L’Amaro Succi è un intruglio di radici denso, mai dolciastro, ma se hai fegato puoi anche berlo in spiaggia lungo e bello fresco. Io ci mischio quello che mi pare. Questo pezzo, ad esempio, è un rap su base kraut con dentro una mia bio in pillole. Per chi sa leggere un testo, il comunicato stampa è già tutto lì dentro. Per le citazioni colte (…Gastone o Jonny Logan) vi assista Wikipedia. Una specie di messaggio in bottiglia lanciato nello spazio, da un padre ad un figlio, naufraghi nell’universo, come tutti del resto. Dice chi sono, da dove vengo, cosa faccio, dove vado… Ecco il messaggio: il tempo è corto e tira dritto, scegliti una croce che per te sia una delizia e il gioco è fatto. Io, per me, non ho creduto a niente se non al palco, e al tasto STOP.
CREDITS
Scritto da Giovanni Succi.
Prodotto, arrangiato, registrato, mixato da Ivan A. Rossi tra settembre 2016 e gennaio 2017 a Milano (8brr.rec Studio) e Genova (Green Fog Studio).
Parole e musica: Giovanni Succi
Arrangiamenti: Ivan A. Rossi
Bukowski, Tutto Subito: musica di Giovanni Succi, Ivan A. Rossi
Salva il Mondo: musica di Ivan A. Rossi
G. Succi: voce, chitarre, basso acustico, piano, tamburo, metronomo.
Tristan Martinelli: basso elettrico, piano, percussioni, cori.
Ivan A. Rossi: drum machine, string machine, samples, synths, cori, loops.
Enrico ‘Chicco’ Di Marzio: batteria, cori.
Federico Lagomarsino ‘Bandiani’: batteria.
Cosimo ‘Franz’ Francavilla: sax.
Photo credits: Rosalba Sacco / Giulia Gatti
BIO
Giovanni Succi, Nizza Monferrato, 11 marzo 1969. Autore, musicista rock; lettore o reading performer, esperienze attoriali. Racconto storie. Figlio d’arte, ex insegnate di lettere e grafico pubblicitario. Tossico d’inchiostro, non ho mai nascosto perversioni letterarie e attrazione per il verso. Anzi, pubblicamente confesso: leggo roba che non legge nessuno e talvolta ne scrivo o impunemente ne parlo in pubblico. Metal-punk in gioventù convertito al blues; suddivido la musica tra quella che mi piace e quella che no. Ho composto, inciso, suonato, soprattutto nei Madrigali Magri (1994 – 2004) e con Bruno Dorella nei Bachi Da Pietra (dal 2005). Ho collaborato attivamente in epoche diverse con Emidio Clementi (Massimo Volume/Bachi Da Pietra, 2011), Riccardo Gamondi (La Morte, 2012), Ivan A. Rossi (Spam & Sound Ensemble, 2012), Manuel Agnelli (Hai Paura Del Buio?, 2014), Xabier Iriondo (The Shipwreck Bag Show, 2016), Uochi Toki (Il Cartografo, 2017). Non sono riuscito a dissuadermi da imprese anacronistiche come incidere versi di Giorgio Caproni sul nero del vinile (Il conte di Kevenhüller, 2012); o un album di cover di Paolo Conte al netto del jazz (Lampi Per Macachi, 2014). Bazzico festival prestigiosi e circoli anonimi. Rilascio quest’anno (2017) il primo album a mio nome e ahimè non mi smentisco, il mio gusto è l’amaro. A ‘sto giro però lo servo anche con ghiaccio. Dopo un mezzo migliaio di date dal vivo, credo nel palco. Sono qui al banco.
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