Hobocombo – Moondog Mask

Trovarobato Parade // in uscita il 4 novembre 2013 su cd e digitale – distribuzione Audioglobe/Digitalea

(distribuzione europea: 31.1.2014 con Broken Silence)

(press page riservata alla stampa / da non diffondere)

Hobocombo – Moondoog Mask
(Trovarobato Parade)

Che poi, in fondo, si tratta di riportare la musica (l’arte?) ad una delle sue funzioni più pure:
costruire relazioni, immaginare, creare ciò che non esiste.

Moondog Mask è il secondo disco di Hobocombo, trio dedicato e ispirato alle musiche di Moondog e formato da Andrea Belfi (Rosolina Mar, Mike Watt, David Grubbs) alla batteria e voce, Rocco Marchi (Mariposa) alla chitarra, synth e voce e Francesca Baccolini al contrabbasso e voce.
Esce ufficialmente il 4 novembre 2013 per Trovarobato Parade con distribuzione Audioglobe/Digitalea.
Il primo disco di Hobocombo “Now that it’s the opposite, it’s twice upon a time”, nato nell’aprile 2010 su ispirazione del loro primo concerto, è stato quasi un “instant disc”, interamente dedicato alla rilettura del repertorio di Moondog. In quel primo lavoro comparivano alcuni elementi (il groove cubaneggiante di Bird’s Lament, le aperture medieval-psichedeliche di Witch of Endor) che presagivano le direzioni future.
Concerto dopo concerto la band è cresciuta e si è affermato un suono più orchestrale e variopinto (“The Magnetic Sound of Hobocombo”, appunto), che ha alimentato la voglia di comporre brani originali e di inserire deviazioni (“East Timor” di Robert Wyatt) per approdare alla scaletta definitiva dell’album.
Il disco che ne è scaturito è una riflessione sull’esotico che è “immaginazione” (i mondi possibili, una mitologia possibile) e che disegna luoghi lontani e fantastici, ancorato però a terra dai field recordings (unite ai synth) e dal dramma di Timor Est (chi sa dire dov’è senza consultare Google Maps?).
Luoghi reali, come Timor Est appunto (o Berlino, Bologna, i monti Lessini, dove il disco è stato registrato e mixato), ma anche luoghi immaginari, con lo spirito di Salgari che (pur documentatissimo) scriveva delle Tigri di Mompracem senza aver mai messo piede fuori dalla pianura padana o quello di Joe Meek che registrava “I Hear a New World: an outer space music fantasy” manipolando la tecnologia del 1959 per (ri?)produrre il suono di altri pianeti.
Il primo album di Hobocombo era un disco che ragionava sui processi compositivi moondoghiani, di un Louis Thomas Hardin minimalista, fine contrappuntista, economo nei mezzi e negli organici. In “Moondog Mask” la band pone invece l’accento sull’immaginario del Vichingo della 6ª Avenue, sul suo essere un “autore del fantastico”, sulla ricchezza e varietà timbrica delle sue opere, lanciando un possibile ponte con l’exotica, genere che raggiunse lo zenit tra gli anni ’50 e i ’60, proprio nel periodo d’oro di Moondog.
Un incentivo a procedere in questa direzione è stato dato agli Hobocombo, alla fine del 2011, dallo staff di Epsilonia, trasmissione dedicata alla musica sperimentale in onda sulle frequenze di Radio Libertaire di Parigi. Gli Hobocombo hanno realizzato per la radio parigina “Witch of Endor”, un radiodramma in dodici puntate che disegna dodici paesaggi sonori insoliti e surreali, in cui i field recordings urbani di Moondog si fondono con le (peraltro contemporanee) registrazioni sul campo degli etnomusicologi italiani. Accostamenti imprevedibili tra il folklore sardo, il contrappunto barocco e il rumore di fondo della Sixth Avenue che sono diventati materiali per questo nuovo disco. Un’altra via verso l’exotica, un processo analogo a quello che mette in atto Les Baxter traslocando dei pappagalli dall’Amazzonia alla sua big band.
E quindi in “The Magnetic Sound of Hobocombo” si possono sfiorare tessuti wax africani, è possibile partecipare a cerimonie di nativi americani, danze propiziatorie per invocare il sole e mitologie e riti esistenti o (più spesso) d’invenzione; vi sono strumenti del folklore italiano e invenzioni sonore moondoghiane (come la trimba), mascheroni africani, surreali palme su laghi ghiacciati, cavi e patch di sintetizzatori analogici da collegare e annodare.
Moondog fa rima con Wyatt, Roberto Leydi e “Italia Vol.1”, Les Baxter, Joe Meek, Duke Ellington e il “Jungle Sound”, Congotronics, Loningisa, minimal music, exotica, Wendy Carlos.
Nell’album compaiono come ospiti due musicisti berlinesi di area “echtzeitmusik” quali Nils Ostendorf e Simon James Phillips. Il mastering è stato affidato a Doug Henderson, che nel 2005 ha firmato i mix di “I’m a bird now” di Antony and the Johnsons.

–> SCARICA QUI L’INTERO DISCO <–

GUIDA ALL’ASCOLTO
LATO A
THEME AND VARIATIONS (Moondog)
Su un bordone elettroacustico il sintetizzatore disegna le linee orchestrali del brano di Moondog, controcanto dilatato alle fioriture improvvisate dalle launeddas.
Un assolo doppio e un inizio programmatico. Queste le coordinate spazio-temporali: Maracalagonis, 1967 – Manhattan, 1953 – Neukölln, 2012

DESERT BOOGALOO (Hobocombo)
Il trio chitarra-contrabbasso-batteria scandisce un groove urbano mentre steel drum e pianoforte, le voci e la tromba di Nils Ostendorf allargano ad un orizzonte mariachi. Composto e arrangiato con un’insistente reminiscenza di Duke Ellington, è un omaggio exotica all’epoca d’oro delle big band, registrato ai tempi delle loopstation.

EAST TIMOR (Robert Wyatt)
Durante un’intervista notturna in radio viene suggerita agli Hobocombo un’audace analogia tra il loro lavoro su Moondog e il Wyatt di “Old Rottenhat”. Presto fatto: il giorno dopo viene registrato. “East Timor” è il tassello mancante per completare il disco: un contrappeso grave e reale ai mondi lontani fantasticati. La voce eterea di Francesca guida un pianto corale per un dramma dimenticato già mentre accadeva.

UTSU (Moondog)
Contrabbasso e steel drum per esporre il tema, Dayereh ed Electric Oo a guidare l’improvvisazione centrale. Una processione di cori muti, sintetizzatori, chitarre elettriche. Tribale e mediorientale, africana e tibetana, Utsu è la traccia che, più di ogni altra, insegue un immaginario, eccentrico mondo esotico.

CANON #6 vivace (Moondog)
Baricentro del disco, a chiudere un lato e aprire l’altro, questo brano e il successivo provengono dal Moondog contrappuntista di “Art of the Canon”.
Fa qui il suo debutto la trimba (una sorta di tamburo triangolare inventato da Moondog) che Andrea Belfi ha ri-costruito a Berlino nel 2012.
Memori della lezione di Wendy Carlos, hanno affidato le due voci al Korg MS10.

LATO B
CANON #18 adagietto (Moondog)
Il pianoforte di Simon James Phillips catturato nel suo studio a Kreuzberg, durante l’allestimento del concerto “Hobocombo + guests play Moondog” per l’Ausland di Berlino, il club di riferimento per la scena sperimentale berlinese. Una volta tanto, un’esecuzione filologica.

BALTIC DANCE (Hobocombo)
Andrea ha cominciato a scrivere questo pezzo durante una sua residenza a Greifswald. Ne è scaturita la danza di un immaginario popolo nordico, flagellato dal vento gelido del Baltico, che invoca il sole a colpi di slide guitar.

RESPONSE (Hobocombo)
Scritta come un call and response blues (o come un semplice canone a due voci) si rivela il brano più kraut del disco. La chitarra slide di Rocco Marchi conduce il tema verso un cosmico ripetere, ripetere, ripetere. Il testo, costituito da frammenti dei couplets di Moondog, fissa una immobilità triste e romantica, liberata solo dalla marching band in dissolvenza.

THE OLD SERGE AND THE FLUTES (Hobocombo)
Il dialogo impossibile, eppure così timbricamente coerente, tra uno zufolo (sulittu) registrato nel 1967 a Maracalagonis e un Serge Modular Synthesizer (costruito 1974 da Serge Tcherepnin) registrato a Stoccolma nel 2011.
Un accelerando indiavolato che lancia la traccia successiva.

TO A SEA HORSE (Moondog)
Armonie flamenco, fischi western e flauti psichedelici per un brano concepito secondo la logica matematica del sample e inciso con l’attitudine frenetica del live.

FIVE REASONS (Hobocombo)
Cassa e contrabbasso creano la pulsazione ossessiva sopra cui si intrecciano i temi di glockenspiel, pianoforte e chitarra. Le parole sono state rubate ad una drinking song inglese, musicata (a canone a 3 voci) da Purcell nel 1689. Alcolica, immaginifica, grottesca, non sfigurerebbe nella scena degli Elefanti Rosa di Dumbo.

VIDEO – UTSU


Videoclip realizzato da Mirco Santi per Home Movies di Bologna.

Le immagini del video sono tratte dal fondo anonimo “Catherine”: materiali amatoriali orfani e anonimi di diverso formato (16mm, 8mm, Super8) che documentano parzialmente la vita di questa donna, nata in Francia nel 1949 in una ricca famiglia borghese, la sua crescita, i suoi viaggi, le attività ricreative e ludiche, fino al 1975. Il lavoro sul fondo “Catherine” accompagna la storia di Homemovies fin dalle sue origini, oltre 10 anni fa.

TEASER

MOONDOG
Thomas L. Hardin, in arte Moondog, eccentrico personaggio della scena newyorkese tra i ’40 e i ’60, cieco dall’età di sedici anni, musicista autodidatta, poeta, compositore, si esibiva per strada indossando un lungo mantello e un elmo da vichingo. In contatto con la scena bebop (spesso stazionava ad un angolo della 52a) come con quella accademica (fra i suoi estimatori ci fu Arturo Toscanini) è considerato un precursore visionario di molti mondi sonori che saranno.
La sorprendente attualità di Moondog deriva dall’aver precorso i tempi ed anticipato insospettabilmente e con molta umiltà tecniche e modalità espressive e compositive degli anni a venire: già nelle incisioni di metà anni ’50, ad esempio, compaiono brani dove semplici arrangiamenti per piccoli ensemble vengono interpolati con voci, versi d’animali e rumori naturali in un vero e proprio caleidoscopio di cut-up.
Le sovrapposizione di stili, dove composizioni accademiche da camera trascoloravano nell’exotica, nursery rhyme nonsense si tuffavano in improvvisazioni hard bop, pianismi alla Satie si specchiavano in forsennati momenti percussivi tribali, non portavano mai al caos ma erano condotte sempre con grande equilibrio.
Le tecniche canoniche percorse sia nei brani cameristici sia nelle composizioni per grande orchestra anticipavano a piene mani le fascinazioni orientali del primo Cage e del minimalismo a venire.
Si parlerà solo più avanti di microtonalità o post-modern o ancora più avanti di “world music”; solo più avanti si perfezioneranno le tecniche di registrazione a tracce separate poi miscelate che Moondog aveva adottato, per necessità ed economia di mezzi, in studio, già dalla metà degli anni ’60.
Hobocombo recupera alcuni di questi stilemi moondoghiani e li interpola a sua volta con ulteriori suggestioni: e questi stilemi si piegano, si rendono malleabili e si adattano magicamente alle nuove composizioni originali della band mostrando di Moondog ulteriori e inaspettati volti.

HOBOCOMBO: UNA BIOGRAFIA
Hobocombo è un trio formato da Andrea Belfi (Rosolina Mar, Mike Watt, David Grubbs) alla batteria e voce, Rocco Marchi (Mariposa) alla chitarra, synth e voce e Francesca Baccolini al contrabbasso e voce.
Il progetto nasce come tributo a Louis Thomas Hardin, in arte Moondog, eccentrico compositore americano attivo a New York negli anni ‘60 e ‘70 e precursore delle tendenze minimaliste della musica di Philip Glass e Steve Reich. “Now that it’s the opposite, it’s twice upon a time” (Trovarobato/Parade 2011) è il loro primo disco che trasfigura in una luce contemporanea i brani senza tempo di Moondog.
L’uscita di questo primo disco richiama l’attenzione della redazione di “Battiti”, programma cult di Rai Radio 3, che trasmette i brani dell’album per diverse settimane e ospita un live della band all’interno degli studi di via Asiago. Saranno coinvolti poi dallo stesso Pino Saulo all’interno del cartellone della rassegna Viva! Romaeuropa Festival.
Nel giugno 2011, ospitati nell’ambito della residenza di Bisar (Berlin International Skateboard Artists Residence) al Kunstlerhaus Bethanien di Berlino, gli Hobocombo registrano nuovi arrangiamenti di brani tratti dalla colonna sonora del film “Video Days” – uno dei primi lavori di Spike Jonze – utilizzando il proprio linguaggio musicale ispirato alla musica di Moondog.
Da gennaio a giugno 2012 sono chiamati a realizzare un programma in dodici puntate per la trasmissione Epsilonia, in onda sulle frequenze di Radio Libertaire, Parigi.
A giugno 2013 sono invitati dal dipartimento di musica contemporanea del Conservatorio di Evreux per una due giorni di concerti e workshop su Moondog, insieme a Dominique Ponty e Stefan Lakatos, musicisti a fianco del compositore americano negli ultimi anni di vita.

CREDITS
Recorded by Obst Und Gemüse mobile studio in Berlin, Bologna and Cerro Veronese, June 2011 – July 2012
Mixed by Hobocombo at Helal et Pazari studio, Neukölln, Berlin, July 2012
Mastered by Douglas Henderson at micro-moose-berlin, August 2013
Produced by Hobocombo

Songs by
Moondog: Theme & variations, Utsu, Canon #6 and #18, To a Sea Horse
Robert Wyatt: East Timor
Hobocombo: Desert Boogaloo, Response, Baltic dance, The old Serge and the flutes, Five reasons.

Hobocombo is Francesca Baccolini, Andrea Belfi and Rocco Marchi

Hobocombo played: Alto and sopranino Recorder, Boogaloops, Bull fiddle, Dayereh, Diatonic accordion, Drums, Ekdahl Moisturizer, Eko Tiger, Electric guitar, Electric Oo, Elka ek44, Furstein upright piano, Glockenspiel, Handclaps, Hohner pianet T, Korg MS10, Lap Steel, Nord modular, Serge modular synthesizer, Shakers, Steel drum, Trimba, Voice, Whistles, Woodblock, Xylophone.

Guest musicians
Nils Ostendorf: Trumpet on Desert boogaloo and Response
Simon James Phillips: Grand Piano on Response and Canon #18 (adagietto)

Italian folk music recordings on Theme and variations and The Old Serge and the flutes from Italia Vol.1, edited by Roberto Leydi – (C) 1970 Albatros VPA 8082 – (P) 2009 Albatros Nota –  www.nota.it

Artwork by Hobocombo

COPERTINA E FOTO HIRES
    
(ph. GIULIA MAZZA – PHOTOGRAPHER – Visual notes HOUSATONIC)

 

[it]Link[/it][en]Links[/en]

http://www.hobocombo.com

http://www.trovarobato.com

[it]Ufficio Stampa[/it][en]Press Office[/en]

Ufficio Stampa Sfera Cubica
Michele Orvieti – tel: 347 3069627 michele.orvieti@sferacubica.it
Andrea Schipani – tel: 339 7292400 andrea.schipani@sferacubica.it
Chiara Caporicci – tel: 339 8145712 chiara.caporicci@sferacubica.it

www.sferacubica.it