Jester At Work – “A Beat Of A Sad Heart”

data di uscita: 26 maggio 2016
Etichetta: M.I.L.K. – Minds In a Lovely Karma

“A Beat Of A Sad Heart non è un Ep, è una piccola parte della mia vita, che sommessamente rivendica la sua dimensione ridotta, ogni cosa ha la sua giusta dimensione. Immaginatevi quanto sarebbe difficile vivere con un cuore che pesa 50 chili e con delle mani lunghe un metro.” – Jester At Work

(press page riservata alla stampa – DA NON PUBBLICARE)

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“A Beat Of A Sad Heart”:
un tuffo nei ricordi e un’immersione nel cuore di Jester At Work

Jester At Work è il nome d’arte di Antonio Vitale, musicista italiano originario di Pescara.
Dopo il debutto “Lo-fi, back to tape” (Twelve Records, 2009) e la maturità in “Magellano” (Twelve Records, 2012), arriva “A Beat Of a Sad Heart” (M.I.L.K. – Minds In a Lovely Karma, 2016), un lavoro corporeo e profondo, nato da solo, senza nessun infermiere, nessuna ostetrica, nemmeno un letto decente, solo un padre e diverse bollette da pagare. La musica di Jester At Work attraversa landscape emotivi, tra country blues, folk e un’abilità nel songwriting di altissimo livello. Antonio è un lupo solitario, che ulula sensibilità e si veste di oscurità, tra redenzione e dolore. Al pari dei grandi cantautori folk, primo tra tutti Mark Lanegan, “A Beat Of A Sad Heart” ha una presa immediata, fluida e rassicurante.

Nato in giorni di rottura, in cui il suo quotidiano subì un’interruzione temporale: testa nel petto e in un 1mq di una stanza buia e pittoresca questi sei brani prendono forma. Tra ricambi per moto, mobili fine anni ’60, televisori sovradimensionati, impilati come nei mercatini dell’usato, ed i panni sempre da stendere, Antonio ha piazzato il suo registratore a 4 tracce in cassetta, luce più fioca, ha iniziato a suonare. Per una settimana. Concentrato sulla chitarra acustica, era alla ricerca di un arpeggio malinconico, una sorta di “arpeggio-aulin” che alleviasse le sue emicranie, le sue crisi isolazioniste.
In primis, nasce “Behind the wall”, che racconta il parallelismo tra “uomo-adulto e uomo-bambino, tra la disperazione del primo e l’impermanenza del secondo, uniti dalle insicurezze, figlie di un ambiente chiuso, impermeabile alla fantasia e alla spontaneità. La chitarra in tremolo eseguita da Alessio D’Onofrio risuona come un pianto di rassegnazione. “Me and Gracie” é invece il risultato di una serata goliardica e solitaria a base di vino rosso, registrata nel buio della notte. Gracie é la cagna che si sente nel brano, non la finiva più di abbaiare… una collaborazione non prevista. “People lei esce dal conflitto interiore e si esplica nell’ambiente esterno dove Antonio vive: un soggetto indica cosa va e cosa no nell’ambiente in cui si vive, le persone da evitare, con un accenno ai bambini prime vittime di una città malata e corrotta, dove la libertà è un concetto estraneo alla realtà.
“Bold” è l’unico brano dove si scorge una certa sicurezza interiore, una presa di posizione, il desiderio espresso di cambiare profondamente, anche spiritualmente. Il brano è sinistro a tratti, tecnicamente diverso, quasi spettrale: le chitarre si rincorrono e le tante voci creano folate armoniche, echeggi provenienti da lontano. “Lighthouse man” è l’unico brano d’amore dell’album. Il faro è il desiderio di un uomo di divenire il suo guardiano, che utilizza lo stesso per illuminare la rotta della sua amata. Allo stesso tempo, l’uomo vuol vivere questo amore in solitudine, come solo il guardiano del faro sa fare. Si respira quasi un aria gioviale, ma è tutto nella sua testa: la donna non arriverà mai. E poi.. “Sad Heart”. Tutto quello che c’è stato prima, il passato, la malinconia, il bambino in contrapposizione all’adulto, l’amore, la morte, non hanno più importanza. Il tutto assume connotati sbiaditi, l’emozione torna a chiudersi in un cassetto, gli sconvolgimenti tornano ad assumere significati meno evidenti, più reali, nulla ha più importanza.
Le immagini sono pezzi di seta nera (buio), la corteccia degli alberi (il corpo), il corvo che vola via (il trapasso).. Tutto l’album è stato pensato e registrato in poco, concentrato e sfuggente tempo.

ARTWORK: TECNICA, CONTENUTO E ICONE

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Il concept dell’artwork di “A Beat of a Sad Heart” è una delle parte centrali di questo lavoro. Illustrazioni, soggetti e sfondi realizzati a tecnica mista (acrilico, olio e pastello), a mano e poi lavorato in post produzione digitale, un’artigianalità di partenza direttamente correlata al contenuto del disco, anch’esso realizzato con registrazioni analogiche (in parte) e digitali.

Il primo tema interessante da prendere in considerazione è il contrasto tra il contesto paesaggistico dell’illustrazione, semi-realistico e il soggetto, fumettistico, che va a sottolineare la situazione sentimentale del soggetto, emozionalmente distaccato da ciò che lo circonda ma allo stesso tempo perfettamente inserito in esso. Il mare in lontananza, la montagna, il bosco, luoghi a lui familiari, presenti nel suo quotidiano, fanno da sfondo alle fantasie e alle emozioni di Jester. La donna che si aggira nel bosco, l’occhio volante che impaziente osserva tutto ciò che accade, il beffardo coniglio, la carcassa animale ancora piena di vita, il faro che indica la via e il cuore pulsante e malinconico, sono tutte emanazioni di Jester, tutte icone che hanno vita solo esclusivamente grazie a lui, che animano il paesaggio quando lui è presente. Sul retro del cd si può notare che quando Jester non è presente, l’ambiente è freddo, scuro, non più animato. Jester è lì al centro che sobbalza seduto sui suoi sentimenti, in preda al suo cuore, la sua chitarra suona e lui è quasi impotente, segue il flusso, si lascia portare (da notare il sobbalzo, il volo del cappello e la sua difficoltà nel gestire il momento).

All’interno dell’album ci si addentra nel cuore pulsante di Jester. Il pappagallo fa da Cicerone: ironico, sornione, rappresenta la leggerezza e l’autoironia, È lui che ci conduce nella parte più nascosta di Jester (non a caso ci troviamo nel libretto interno, custodito nella parte più nascosta dell’album).
Nel cuore pulsante dell’intera illustrazione troviamo le paure, le ansie, ma anche l’accettazione e il coraggio di Jester. La sua fuga dallo squalo è cosa di tutti i giorni. Ha perfino una cuffietta colorata, è preparato a questa situazione. Lo squalo rappresenta le difficoltà che si affrontano nel cercare di essere se stessi, difficoltà che nascono sia dall’esterno, e quindi tutto ciò che la vita ci pone davanti, e difficoltà interiori, che montano dentro di lui inesorabilmente. La fuga è più un inseguimento, è cosa accettata, non si scappa, ma si cerca solo di non farsi prendere, tutti i santi giorni.
Tutto ciò è testimoniato dall’immagine retrostante che ci fa vedere un Jester addirittura con la maschera e il boccaglio, come appena riemerso dall’acqua, che si presenta nella sua sembianza più reale, per fare definitivamente conoscenza con chi lo sta guardando o con chi lo ascolterà.
In mano ha un coniglio, mentre un altro volteggia sulla sua testa: essi rappresentano la falsità, la codardia, la bugia, sempre presente, addirittura volante, ma Jester è calmo, rilassato e con una pipa rende tutto più semplice, consapevole che tutto è figlio e padre di tutto.

Ogni icona è una creazione mentale di Jester, con un significato ben preciso e strettamente collegate ai brani del disco.

– Donna nel bosco: è una donna saggia, una donna all’antica, forte, ma vive nel bosco ed è lì ai suoi margini. È una guida spirituale. A lei si demanda la forza e il coraggio nel brano “Bold”.
– Occhio volante: la voglia di sapere cosa accade, quella di scrutare il futuro. Avere delle ali significa anche avere la possibilità di scavalcare gli ostacoli senza problemi per scoprire cosa c’è dietro, quella voglia così irrefrenabile che troviamo in “Behind The Wall”, dove un uomo e un bambino cercano di trovare un modo di scavalcare il muro per conoscere cosa c’è dietro.
– Coniglio: timido, introverso, beffardo e a volte ingannatore. È la chiave per il brano “People Lie”. È la bugia e il tradimento del vigliacco. L’espressione è sempre simpatica ed impermanente, classica di chi ti vuole fregare, di chi fa buon viso a cattivo gioco.
– Carcassa animata: poche storie, qui si parle di Greasie, la cagna irrefrenabile che accompagna Jester nelle sue sortite. Indisciplinata, vispa…mai stanca. Il brano di riferimento è quindi “Me and Gracie”.
– Faro: è la casa dell’uomo del faro. Un tipo un po’ solitario, a cui piace parlare con poche persone (poche ma buone). È una grande responsabilità essere l’uomo del faro, un lavoro difficile non tanto fisicamente, ma mentalmente. Immagina di utilizzare il faro anche per far luce nel cuore della sua amata, tanto lontana da essere quasi inesistente.
6 – Il cuore: Jester si affida totalmente a lui e lui lo fa accomodare, lo invita ad ascoltarlo, lo fa sobbalzare, lo rattrista, lo fa gioire, lo guida. Jester, seduto sul suo cuore, comprende che non si può amare la vita per sempre, in un battito dovrai separati da lei.

 

TRACKLIST

1. Behind the Wall
2. Me and Gracie
3. People Lie
4. Bold
5. Lighthouse Man
6. Sad Heart

BIOGRAFIA

Jester At Work è il nome d’arte di Antonio Vitale, musicista italiano originario di Pescara in Abruzzo, che negli anni ’90 era il frontman dei “Warm Morning 616” – una band di hard rock con influenze blues e southern molto nota in zona – e nel frattempo aveva iniziato a scrivere canzoni proprie utilizzando solo una chitarra acustica e il suo vecchio registratore multitraccia a cassette. Dopo lo scioglimento dei WM616 nel 2003 (avvenuto proprio mentre cercavano di ultimare la realizzazione di un album che è tuttora inedito e che prima o poi vedrà la luce), Antonio decise di tenere in sospeso anche il suo progetto solista per poi riprenderlo solo nel 2008. Il suo album di debutto “Lo-fi, back to tape” (Twelve Records, 2009) è stato ricavato da un’accurata selezione dal precedente materiale rimasto conservato proprio in quelle vecchie cassette, lasciando le canzoni praticamente inalterate e aggiungendo solo piccole sovraincisioni. Senza dubbio il punto focale del disco è la voce, che si fa agevolmente strada in mezzo allo spoglio impianto strumentale che la circonda. Questa semplice formula è stata mantenuta per l’album successivo: “Magellano” (Twelve Records, 2012) prende il nome dalla strada in cui Antonio risiede, di fronte al mare e a pochi passi dal porto della città. Un porto che naturalmente odora di sale e di petrolio, di ruggine e di sabbia, di sigarette e di alcool, dove le navi trovano il tanto atteso riposo dopo avere passato la notte in mare per la pesca: un posto perfetto da cui partire, ma che al tempo stesso non fornisce poi così tante motivazioni a tornare. Un viaggio per mare è dunque il concetto attorno a cui ruota tutto il disco, che peraltro di per sè non è esattamente un “concept album”. L’atmosfera è sensibilmente più oscura della precedente raccolta: qua e là fanno capolino basso, batteria, percussioni, chitarre slide e addirittura un mandolino, ma lasciando comunque inalterata l’essenzialità delle strutture e degli arrangiamenti che insieme alla chitarra di Antonio e alla sua voce profonda e baritonale ma al tempo stesso penetrante costituiscono ormai il suo caratteristico marchio di fabbrica. Spesso queste canzoni sono state paragonate a quadri o sculture, a vere e proprie opere d’arte insomma. Successivamente, in occasione dell’edizione italiana dell’ “International Cassette Store Day” del 2014, è stata pubblicata anche una cassetta analogica a tiratura limitatissima contenente una serie di cover, sia inedite che precedentemente comparse altrove. Nuova musica è già pronta e sta per vedere la luce in un EP di sei brani “A Beat Of A Sad Heart”. Nel corso degli anni alcuni concerti sono stati suonati con l’accompagnamento di una band vera e propria, inclusa la presentazione dell’album (tenutasi nella location piuttosto inusuale di una fabbrica di vestiti), ma in linea di massima “Jester At Work” attualmente è un duo con un altro chitarrista, o addirittura a volte una vera e propria performance solista. È la natura stessa dell’artista a richiedere questa formula.

FOTO PROMOZIONALI

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LINK & CONTATTI

Sito ufficiale: http://www.jesteratwork.com/
Facebook: https://www.facebook.com/jaw.jesteratwork
Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCpnQPec223Cipq2ZppCAWPA
Bandcamp: https://jesteratworkmusic.bandcamp.com/
Etichetta: M.I.L.K. – Minds In a Lovely Karma  – publishing@milkstudios.it
Booking: http://www.pentagonbooking.net/

 

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