Mamavegas – “Arvo”

data di uscita: 7 Aprile 2015 (Cd/Vinile/Digitale)
etichetta: 42 Records
distribuzione: Master Music

(press page riservata alla stampa – DA NON PUBBLICARE)

copertina

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“Arvo è la nostalgia. Quella per il luogo in cui sei cresciuto.
Un luogo che per anni ha ospitato le tue corse, le sbucciature alle ginocchia,
la paura di perdersi nei boschi, gli eccessi, e gli amori.
Arvo è il paradosso della nostra ricerca della natura,
in luoghi in cui la natura è distorta, capovolta, turbata e innaturale almeno quanto noi.”

“Arvo”

A tre anni di distanza dal loro disco di esordio, l’apprezzato “Hymn for the Bad Things”, tornano i Mamavegas e lo fanno con un album che prende il titolo dal nome di un lago artificiale. Un luogo reale ma che potrebbe essere anche solo immaginato, falso, costruito e che parte da un paradosso: quello della natura “imposta alla natura”, quasi una “violenza” nei confronti della natura stessa, per riflettere sulle incongruenze che caratterizzano la nostra vita. “Arvo” è quindi un rifugio reale (dai problemi, dalle ansie e dal cemento), ma anche illusorio. Una suggestione, una finzione di ciò che è naturale.

Arvo” esce il 7 aprile per 42 Records, con distribuzione Master Music, e per questo lavoro i Mamavegas hanno cambiato approccio, sono ripartiti dalla loro essenza: quella di un gruppo formato da sei persone di gusti ed estrazioni musicali diverse (con esperienze passate e parallele che vanno dal jazz, alla musica elettronica e sperimentale, passando per ambiti più classicamente rock) che riescono a interagire alla perfezione dando vita a un sound mutevole e ricco. Per la prima volta nella loro storia i brani sono stati composti suonando insieme, in sala prove. Un anno di gestazione e lavoro in cui le singole idee sono diventate immediatamente condivise e il risultato è per forza di cose più naturale e diretto dal punto di vista degli arrangiamenti e della scrittura, ma studiatissimo nei suoni e nelle intenzioni. Rispetto al lavoro precedente, le trame acustiche si sono fatte più elettriche e nervose, senza perdere però quella raffinatezza che ha sempre caratterizzato il suono dei Mamavegas. Un disco intimo, composto da dieci tracce in cui folk, rock, indie, pop e psichedelia si fondono creando un continuum sonoro avvolgente e sognante, con testi che raccontano storie e stati d’animo personali e con l’elemento acquatico filo conduttore latente ma presente in tutto il concept (dall’illustrazione di copertina, al titolo, ai brani).

L’album è stato coprodotto e registrato dalla band insieme ad Andrea Sologni (Gazebo Penguins, Giardini di Mirò, Fine Before You Came, Crimea X…) all’Igloo Audio Factory di Correggio (RE), mixato da Giacomo Fiorenza e masterizzato da Andrea Suriani all’Alpha Dept (BO).

TRACKLIST

1. Blessed And Gone
2. Wonder Tortilla
3. Ten Days
4. P-Syndrome
5. The Flood
6. January 19
7. Count To Four
8. Shimmers
9. On My Knees
10. Last Call

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TRACK BY TRACK

Blessed And Gone
La canzone è un inno visionario che ha per protagonisti dei giovanissimi, sperduti in un bosco lisergico dove ombre e suoni si trasformano in compagni di gioco. Ma come ogni esperienza di questo tipo non durerà per sempre. Si torna sempre a casa, prima o poi.

Wonder Tortilla
Questo brano è ispirato alla storia vera di una ragazza scomparsa in un’immersione subaquea, il suo nome d’arte era Wonder Tortilla. La ricerca di emozioni estreme, di un mondo migliore nelle profondità del mare si trasforma nella sentenza di un destino inclemente. L’idea che sulla terra non ci sia niente di cui si possa veramente avere bisogno la convince a non tornare: saluta gli amici e guarda il fondo, come fosse un cielo alla rovescia.

Ten Days
I dieci giorni in mare prendono spunto dai viaggi dei migranti per raggiugere la “fortezza europa”. Il viaggio si trasforma in una storia d’amore tra un uomo e l’onda che lo accompagna e rassicura; l’onda si lascia seguire, sparisce, ritorna silenziosa, unico appiglio ideale per dieci giorni di paure e difficoltà, fino a rompersi sulla costa portando a termine il suo compito. Crediamo che in alcune situazioni ci sia veramente bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi per non impazzire, e in mare non si trova molto altro che onde..

P-Syndrome
La sindrome del possesso, dell’accumulo, oppio per le insoddisfazioni che si riescono a colmare soltanto con gli oggetti. Una figura isterica che non abbandonerà le sue cose fino all’ultimo, vi rimarrà aggrappato anche dovesse affondare la nave. Poi una preghiera, un appello al Vuoto, a quando non faceva così paura, quando una stanza senza oggetti permetteva di far entrare i raggi del sole, il cui calore e la cui semplicità valgono più di mille scatole di inutili cianfrusaglie.

The Flood
Anche qua l’elemento centrale è l’acqua; un alluvione, l’acqua che invade una casa, un mondo intero in realtà. Rimane una coppia, l’ultima coppia sull’ultima collina, e da qua tutto può ricominciare. L’immagine è quella di un mondo che risorge da un corpo, ogni parte del corpo si trasforma e genera nuove città, nuovi paesaggi.

January 19
È una canzone sulla paternità, o meglio, sul pre-paternità; descrive le paure che uno di noi si aspettava di avere al momento della nascita della figlia, soprattutto la paura, di cui tanti padri parlatn, di sentire all’inizio la propria figlia come una sconosciuta. E’ una paura che poi appena è nata (il 19 gennaio) si è rivelata infondata. Ma rimane una canzone che parla di lei, della voglia di sapere come sarà da grande, della voglia di proteggerla e rassicurarla.

Count To Four
La canzone si basa sul concetto matematico di “noetherianità”, la proprietà di alcuni insiemi matematici di essere, anche se infiniti, generati da un numero finito di elementi. E’ un appello alla finitezza, alla determinatezza, al poter descrivere e contare tutto, anche in un rapporto di coppia; ci si aggrappa orgogliosamente e ciecamente al finito per sopportare un abbandono, pur sapendo di mentire a sé stessi. Non sappiamo se la vita sia noetheriana.

Shimmers
Un brano difficile da raccontare, poiché nel testo parlano vari personaggi, al principio una coppia fa i conti con le difficoltà pratiche della vita quotidiana, principalmente economiche. Spegnendo tutte le luci in casa cercheranno di capire se ancora qualcosa luccica sia in senso letterale (oggetti d’oro, monete) e metaforico (ritrovarsi come coppia). Nella seconda invece a parlare sono una coppia di poliziotti alle prese con una manifestazione; cercheranno di farsi forza spegnendo il cervello e annichilendosi . Questa volta a luccicare sarà il sangue.

On My Knees
Un testo a tratti autobiografico, con un sound retrò volutamente teso a rappresentare la nostalgia che si prova quando un rapporto va in frantumi. C’è l’orgoglio di chi ha fatto le sue scelte, la volontà di andare avanti, la presa di coscienza degli errori fatti che si scontra con la vita di tutti i giorni e il sentirsi in ginocchio nei momenti più brutti.

Last Call
Si parla di mare, di fuga in mare, di salpare lasciandosi alle spalle un rapporto che non funziona più; è una fuga che può essere una fuga in due, un’ultima possibilità per salvarsi. Il mare annulla tutto e permette di ricominciare invertendo i rapporti di forza e lasciando spazio all’essenziale, quello che il tempo e la vita rischiano di nascondere.

FOTO PROMOZIONALI

di Valentina Pascarella

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Mamavegas

 

 

 

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