SETTINGS: una raccolta di sfondi e scenografie rilasciata in tre pubblicazioni. Ma anche il secondo appuntamento di una triologia sonora, dopo CHARACTERS e in attesa di STORIES.
SETTINGS_1: 13 aprile 2016
SETTINGS_2: 6 settembre 2016
SETTINGS_3: 1 febbraio 2017 (Anteprima live il 2/02 al Freakout di Bologna)
(press page riservata alla stampa – DA NON PUBBLICARE)
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“SETTINGS”: Dilatazione, ripetizione, eclettismo.
“Settings” è la seconda produzione targata Pin Cushion Queen. Tre ep da tre brani ciascuno, pubblicati nell’arco di mesi. Dopo “Settings_1″ (13 aprile 2016) e “Settings_2” (6 settembre 2016), “Settings_3”, in pubblicazione il 1 febbraio 2017, conclude la raccolta. Dopo i personaggi di “Characters” (2011), a cavallo tra il 2016 e il 2017 esce così l’ultimo ep, terzo capitolo di una sorta di trilogia della narrazione, in cui l’ultimo sarà “Stories”. Una raccolta di sfondi, ambientazioni, scenografie: elementi dei quali ogni narrazione non può fare a meno, contengono l’azione e contribuiscono a determinarne il senso. Armonie, melodie, ritmi e timbri sono molto diversi da un pezzo all’altro, sono i colori e le forme delle singole ambientazioni. Infatti, è la musica stessa ad aver ispirato i testi che servono a indirizzare le suggestioni musicali. Nonostante le scene siano lontane tra di loro, ci sono elementi sonori comuni, come la “dilatazione” e la “ripetizione”, facilmente riconoscibili e che collegano tutto il lavoro. La dilatazione provoca una sensazione di “spazio” con diverse misure, campi stretti come nel caso di “Under Electric Light” (Settings_2) o lunghi come nel finale di “Background” (Settings_1). Una specie di artificio musicale che immerge chi ascolta in un luogo, in un tempo o in una situazione, invece di farlo sedere in platea per seguire una storia. L’altra figura retorica strettamente musicale molto usata in Settings è la ripetizione, non solo di pattern ritmici, ma di piccole frasi. Questi loop da una parte costituiscono la cellula fondamentale del brano, dall’altra ricorrono in modo ossessivo tanto da diventare volutamente scontati per chi ascolta, e finiscono quindi in secondo piano: sullo sfondo, appunto. Ultima costante è l’assenza di scenari solari o gioiosi. Una musica inconsapevolmente italiana, al cui interno si ritrovano forme che ricordano grandi compositori italiani come Piero Umiliani o Nino Rota. Il canto è solo melodia, i testi un corredo per indirizzare le suggestioni musicali in modo di poco più preciso. L’impronta dei Pin Cushion Queen è evidente e si ritrova nell’insieme di alcune abitudini, come le atmosfere cupe ma mai seriose, l’uso di più voci per effetti corali, o il primo piano concesso in diversi punti a basso, batteria e percussioni. Liars, Battles e gli ultimi Radiohead sono le influenze più dirette. La grande distanza che li separa, soprattutto i primi due, serve a raccontare il gioco eclettico su cui si basa ogni parte del disco. Dall’altro lato, spiega l’equilibrio tra approcci antitetici: rifiutare l’ostentazione di competenze tecniche, compositive ma soprattutto strumentali (riferimento: punk e noise americano), ma allo stesso tempo non vengono escluse forme consolidate più vicine alla musica “colta”, se usate per raggiungere nuovi risultati. Altri riferimenti si possono trovare nella musica degli anni novanta, sia quelli del vasto mondo rock alternativo sia dell’elettronica di matrice trip hop. L’impianto è rock, nella sua accezione più ampia. In più punti le sezioni ritmiche hanno un incedere tribale che mette basso, batteria e percussioni al centro dell’attenzione. Ognuno di questi strumenti è suonato concretamente, e così chitarre, pianoforte e glokenspiel. Gli inserti come pad e synth in genere, d’altra parte, non servono come riferimento a un genere elettronico, ma costituiscono piuttosto una ricchezza timbrica che permette sensazioni altrimenti impossibili da raggiungere. Per le voci principali, Igor Micciola e Marco Calandrino si alternano di brano in brano, ma più di frequente cantano insieme su melodie larghe. L’effetto corale, ottenuto anche con diverse sovra incisioni, nega il primato dell’interpretazione e dell’esecuzione per riaffermare quello dell’idea melodica in sé. Per lo stesso motivo, la maggior parte delle voci sono doppiate, anche quando non è previsto controcanto o altre sovrapposizioni. Ma non è una regola. Le registrazioni sono iniziate a febbraio 2015 con Roberto Rettura presso Lo Studio Spaziale (Bologna), in cui sono state fatte le riprese di sette dei nove pezzi. Da settembre a febbraio la produzione e il mix sono passati nelle mani di Bruno Germano (Vacuum Studio, Bologna) con cui sono state fatte anche le riprese degli ultimi due brani. I master sono di Carl Saff (Saff Studio, Chicago – US). Per la composizione dei brani, da ricordare i due batteristi precedenti all’arrivo di Zanardi, Maurizio Minetti e Diego Tininini, con cui sono nati i brani meno recenti.
TRACKLIST “SETTINGS_1”
1. Background
2. Mechanical liars
3. Cracks in the ice
TRACKLIST “SETTINGS_2”
1. Merry-go-round
2. Under Electric Light
3. Craco
TRACKLIST “SETTINGS_3”
1. The Tunnel
2. Backward Future
3. Wachosky
CREDITS
Musica e testi: Pin Cushion Queen
Registrazioni: Roberto Rettura (Lo Studio Spaziale, Bologna) e Bruno Germano (Vacuum Studio, Bologna)
Mix e produzione: Bruno Germano (Vacuum Studio, Bologna)
Master: Carl Saff (Saff Mastering Studio, Chicago – US)
Artwork: Francesca Di Marco, Emma Vasile
BIOGRAFIA
I Pin Cushion Queen sono tre: Micciola, Calandrino e Zanardi. Il nome è dovuto a una filastrocca scritta da Tim Burton, che riprende il gioco tra il gotico onirico e la presa in giro del quotidiano paradossale, per calarlo in un ambito rock dalle intenzioni bellicose. Il progetto, dinamico e di base a Bologna, vede la luce nel 2007, ma nel frattempo si è trasformato, si è trasferito, ha cambiato componenti e ha preso molte direzioni diverse. Il nome non è mai cambiato, così come le intenzioni bellicose. Zanardi è soprattutto un batterista, ma gli capita anche di suonare strumenti elettronici. Tutto il resto (basso, chitarre, voci, synth e quant’altro) è diviso tra gli altri due. Fin dall’inizio sono passati dallo stoner all’indietronica, dai riferimenti più colti al punk, senza nessun rispetto. “Characters” (2011), cinque brani e primo esperimento del trio, ha dei chiari riferimenti, tra loro lontanissimi: Mr. Bungle, Sonic Youth, Motorpsycho e un tocco di musica popolare come quella garganica. Dopo i personaggi di “Characters”, nel 2016 esce un nuovo lavoro dal nome “Settings” (cioè “ambientazioni”), secondo capitolo di una sorta di trilogia della narrazione, in cui l’ultimo sarà “Stories”. In “Settings” gli strumenti si moltiplicano rispetto al disco precedente, con synth, pianoforti, glokenspiel, percussioni e chitarre acustiche. Insieme alla ricchezza timbrica cambiano le influenze: le più dirette si ritrovano in Liars, Battles e gli ultimi Radiohead.
FOTO PROMOZIONALI
LINK & CONTATTI UFFICIALI
Email: pincushionqueenband@gmail.com
Soundcloud: soundcloud.com/pincushionqueen
Bandcamp: pincushionqueen.bandcamp.com
Facebook: www.facebook.com/Pin-Cushion-Queen-153747626917
UFFICIO STAMPA Sfera Cubica
Chiara Caporicci – tel: 339 8145712 – chiara.caporicci@sferacubica.it