Setti – Arto

Setti “Arto”
Data d’uscita: 5 ottobre 2018
Vaccino Dischi/La Barberia records

(presspage riservata alla stampa – DA NON PUBBLICARE)

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ARTO

Arto nasce a distanza di quasi 4 anni dal disco precedente “Ahilui”. E’ un condensato di 4 anni di scrittura, sono le canzoni che sono rimaste dopo anni di concerti e prove, molte non sono arrivate al disco. Sono tutte confluite nella raccolta finale per un’affinità di temi e ispirazione e perché sono quelle che hanno resistito nel tempo, nella mia voglia di eseguirle. Per la prima volta sono andato in uno studio di registrazione, La Falegnameria Studio di Stefano Bortoli, è in effetti la cosa più hi-fi che ho mai fatto, pur mantenendo l’approccio delle altre cose prodotte in passato. La produzione artistica è stata affidata sempre a Luca Mazzieri che ha dato una veste ai brani e indicato la direzione. Il mixaggio successivo è stato affidato a Luca Lovisetto che è intervenuto aggiungendo il suo tocco personale su molti piani. Il tutto è stato infine masterizzato da Adrea Suriani all’Alpha Dept. Studio. Sul disco hanno suonato molti amici e ospiti, persone a cui voglio bene che mi hanno aiutato a indagare e cercare quello che volevamo dentro a ogni pezzo (Luca Mazzieri, Luca Lovisetto, Samuel Regan, Stefano Mappa, Marco Degli Esposti, Valentina Gallini, Glauco Salvo e Stefano Bortoli), mi hanno fatto regali immensi.
Il disco non è un concept, è una raccolta di canzoni. La prima metà del disco, fino a Woods, è quella che considero “americana”, nel senso che sono più che altro canzoni legate a una visione del tutto personale e immaginaria dell’America, sia per temi che forma. Le high school, la provincia da cui si vuole fuggire, i pranzi coi parenti, i barbecue con gli amici, i concerti a cui non si è potuto andare. Dalla metà in poi si esce dall’infanzia/adolescenza rappresentata da un’America immaginaria e fantasiosa per viaggiare nel mondo: una sghemba bossanova psicanalitica, orizzonti inesistenti e non geolocalizzati, tentazioni sloganistiche kraut, mitologia circense che alla fine porta a cercare qualcosa di dannoso (un vello loro) e alla fine realizzare che forse la meta non era un cuore d’oro o di vetro ma di grezzo e resistente legno, con qualcuno attorno. O forse che è l’ennesima sconfitta. Quindi l’album è un piccolo viaggio interiore ma anche in luoghi più o meno definiti che porta al concetto che infondo il disco è un piccolo manufatto che acquista senso grazie a chi ha attorno, chi lo ascolta o chi lo realizza. Come le storie che cambiano quando le racconti. Tra gli oggetti e i concetti. Come un arto che è necessario, produttivo, ma non ha molto senso staccato dal corpo, probabilmente.

ARTO – il titolo e la produzione

Il titolo è dovuto a Arto Lindsay che ho ascoltato molto in quel periodo, come ispirazione non tanto musicale ma come approccio, come amore per la canzone oltre che per il linguaggio (“Simply are” è davvero una delle canzoni più belle che ho sentito). Per mantenere l’inizio della parola A come Ahilui. Perché è stato un disco dalla lavorazione e scrittura molto lunga: 1 di registrazione e lavorazione e quasi 4 di scrittura, come dare un braccio. Perché mentre ne scrivevo gran parte avevo davanti un bellissimo quadro che mi ha regalato Alessandro Formigoni (uno dei miei musicisti e artisti preferiti) con un maiale astronauta senza un braccio. Perché nella mia testa era un disco più Arty ma in senso ironico, quindi che fosse una versione più ironica di Arte. Perché aveva delle assonanze con Heart e Earth. Perché era il titolo di lavorazione e non ho mai trovato nulla che per me fosse più rappresentativo. Poi nella foto che abbiamo fatto per la copertina e poi scelto ho un braccio in primo piano.

Fondamentale è stata la produzione artistica di Luca Mazzieri che ha dato una veste e una direzione bellissima ai miei pezzi voce e chitarra, rimane uno dei miei musicisti preferiti in assoluto, sono un suo grande fan e onorato di lavorare con lui. I Baseball Gregg per me sono molto importanti, li amo moltissimo e penso che Luca Lovisetto sia uno dei migliori giovani musicisti e compositori in circolazione, il suo apporto al disco e il suo mixaggio volutamente “invasivo” sono stati fondamentali per arrivare dove volevamo. Fondamentale e importantissimo è stato l’approccio di Stefano Bortoli del Falegnameria Recording Studio, le registrazioni sono state bellissime per me e le sue scelte di registrazione e le sue dritte sono state perfette, mi ha aiutato moltissimo anche per le voci che davvero mi preoccupavano molto, sono stato molto fortunato. Stefano Mappa, altro musicista e autore incredibile con Smash, ha suonato delle batterie bellissime per me, abbiamo tolto i piatti, cercavo un mood più cupo, tribale ma al contempo molto occidentale, vagamente post rock, come una drum machine umana senza usare pad, perfetto. Per il master ci siamo affidati a Andrea Suriani che è un grande professionista e ha resto ancora più chiara la direzione che abbiamo cercato. Degli ospiti ho già detto prima quanto li abbia amati. Importante poi sempre l’affetto e le dritte di Giovanni Papalato e di tutta la famiglia Barberia che mi ha sostenuto e aiutato tantissimo nelle registrazioni. Ammetto che dopo tanto tempo ho avuto un rigetto risentendo il disco e ne sono stato alla larga per un mese circa. Ora ne riconosco i limiti, dovuti al mio apporto, ma sono abbastanza sicuro che non avrei potuto fare un disco migliore di questo, nel senso che ho condensato tutto il meglio che avevo e ne sono molto felice. Poi non vedo l’ora di crescere, migliorare, intraprendere nuove avventure. Da arto passare ad altro. E farlo mentre porto in giro il piccolo Arto.

BIOGRAFIA

Il progetto Setti è il progetto solista di Nicola Setti (Modenese, classe 1985). Dopo svariati EP autoprodotti, nel 2013 arriva il primo disco Ahilui (La Barberia Records). L’album che vede la produzione artistica di Luca Mazzieri (Wolther Goes Stranger, A Classic Education) è stato suonato insieme ai Wolther Goes Stranger. Masterizzato da Jonathan Clancy. L’artwork di Luca Dipierro. L’album contiene 8 tracce cantate in italiano. Sono stati presentati tre video di brani di Ahilui realizzati da fotofoglia. A dicembre 2013 è uscito un doppio singolo natalizio inedito a tiratura limitatissima accompagnato da un racconto natalizio illustrato di Altri (Alessio Trippetta). Nel febbraio 2014 viene pubblicata la raccolta di racconti “Cristalli Retroilluminati” per la casa editrice Cattedrale, contenente anhe un racconto di Setti. Nel 2014 viene pubblicato il brano “Un Mare” ed esce anche il relativo singolo, sempre con la produzione artistica di Luca Mazzieri e masterizzato da Jonathan Clancy. A dicembre 2014 esce il primo Club single de La Barberia Records: il cdr con packaging homemade contiene il brano “Un Mare” di Setti e 6 remix o rielaborazioni dello stesso brano realizzati da: Lo Stato Sociale, I Camillas, Mangiacassette, Goodbye Horses, Vakka dj, Ittex. Ad anticipare l’uscita di un nuovo album, in lavorazione, alla fine del 2015, esce l’EP di demo in cdr “Un Presente”, realizzato dal solo Setti in casa. Ogni copia di “Un Presente” ha un artwork diverso e unico. L’EP contiene le versioni demo di 4 brani inediti e 2 cover. Ad aprile 2016 Setti suona presso la galleria Hiro Proshu di Alessandro Formigoni a Modena all’interno di una cella frigorifera degli anni ’50, lo spazio infatti precedentemente era una macelleria storica. Per “Setti nel frigo – canzoni ad personam” era previsto che nella cella entrasse una persona alla volta e Setti eseguisse una canzone solo a lei, chiusi dentro. Sono state cantate 80 canzoni in due giorni. Ci piace pensarli come 80 live, tutti sold out. A inizio dell’estate 2016 è uscito il singolo in freedownload “I Campionati dell’Hardcore / Fa”, pensato come se fosse un 45 giri ma uscito solo in formato digitale. Il singolo vede la produzione artistica di JJ Mazz (Luca Mazzieri), registrato in casa e in saletta tra Pavullo nel Frignano e Sassuolo. Suonato da Setti, JJ Mazz e Smash e scritto da Setti. Tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 è stato registrato un nuovo album di prossima uscita. Nel 2017 è stato pubblicato il racconto inedito “Trama” di Setti per la prestigiosa fanzine di racconti e illustrazioni Toast Zine. A dicembre 2017 esce il consueto ep di inediti di Natale “Blade Renne”, registrato in casa, che si può trovare in freedownload o in cdr ai banchetti del tour.

TRACKLIST

1. Stanza
2. Iowa
3. Wisconsin
4. Barbecue
5. Woods
6. Bestia
7. Presente
8. Orizzonte
9. Mi Mancavi
10. Legno

TRACK BY TRACK a cura di Setti

01 STANZA
Un pezzo nato pensando alle superiori o meglio le high school da telefilm (che guardi quando torni dalle superiori appunto). Musicalmente volevo mischiare Yo La Tengo, con Morrissey e Vasco. C’è molta autocommiserazione ma anche un pochino di autoironia o per lo meno rassegnazione. Introduce il mood e il tema del disco, più che altro l’ambiente. L’ho registrata insieme ai Baseball Gregg a Sasso Marconi dopo una giornata passata a girare un loro video. Doveva essere un demo fatto in due ore ma l’ho lasciata quasi invariata.

02 IOWA
Da un po’ porto avanti questo gioco di fare canzoni sugli Stati Uniti d’America. Parlo di posti in cui non sono mai stato, salgarianamente. Li uso alla fine per parlare d’altro. Questa in particolare parla di quando stai con una persona e ti rendi conto che è la persona della tua vita ma non viceversa. Il riferimento erano i REM, Guided By Voices, etc.. Anche i Lomas di Modena molto, certo country. Suonata con Smash e Luca Mazzieri, suo in particolare il riff di chitarra, alle seconde voci Avocadoz.

03 WISCONSIN
La canzone più vecchia del disco, era già uscita in versione demo su un vecchio ep introvabile. È un’altra canzone su degli States immaginari. In realtà parla di pranzi coi parenti. Penso che anche in America ci siano i parenti. Anche gli il riferimento è a gruppi post-punk che suonano country. Ho pensato anche ad alcuni film: Hanna e le sue sorelle e altri con molti pranzi e molti parenti. Importante l’intervento di Luca Lovisetto in fase di mixaggio e arrangiamento, sua è anche la bellissima chitarra solista.

04 BARBECUE
Sempre in america. Qui siamo in zona duetti. L’idea era fare un duetto abbastanza classico, in stile Moldy Peaches ma anche Minghi e Mietta. Una cosa abbastanza classica. Non è una canzone d’amore tuttavia, sono più due amici che si parlano. Forse è lo stesso personaggio tornato per le feste in paese che parla con un’amica. Avocadoz era la voce che cercavo, dolce e violenta al tempo stesso. I banjo e la chitarra acustica a 12 corde me le ha suonate un altro cantautore che stimo molto La Notte delle Streghe. In questo pezzo l’intervento di Luca Lovisetto in fase di mixaggio e arrangiamento è stato molto importante.

05 WOODS
Non avevo mai fatto prima un pezzo con un testo così lineare. E’ pressappoco quello che mi è successo una sera in cui non siamo riusciti ad arrivare al concerto dei Woods per un blocco autostradale dovuto a un incidente. Solo nel ritornello mi sono concesso di sognare. Facendolo il riferimento erano i Woods appunto, un gruppo che amo molto ma non ho mai visto dal vivo. Indicativo. Bellissima la chitarra solista di Luca Mazzieri, la batteria senza piatti di Smash e le tastiere di Stefano Bortoli. Nel finale motown (o mo tò) ci sono delle trombe finte, potevamo averle vere, ma non ho voluto.

06 BESTIA
Bestia è il primo pezzo dopo il lato americano. Qui siamo in città ma anche in Sudamerica. Questo è uno dei pochi pezzi in cui parlo del personaggio in terza persona nelle strofe, il più narrativo. Anche se nel ritornello parla direttamente con una figura che potrebbe essere un analista. Qui è sempre l’amore ossessivo sotto forma di una bestia, ognuno ci vede quello che vuole. Io pensavo anche a Jannacci scrivendo. Il mood lo ha indicato Luca Mazzieri che mi ha proposto questo bellissimo arrangiamento alla Little Joy, con una bella e complicata chitarra di Luca Lovisetto.

07 PRESENTE
Era già uscita in versione demo su un altro EP. L’ho riregistrata completamente in studio con tutti i miei sodali. Nella mia testa era il pezzo punk del disco, punk perché l’idea era riprendere il concetto di “No future” e attualizzarlo in un “no presente” perché annullato dagli strumenti digitali. Il tutto in un salsa vagamente kraut molto ingenua. E’ un pezzo sul fatto che non so cosa mi succede. Abbastanza liberatorio, molto divertente. Volevo aggiungere delle frasi in tedesco ma poi non l’ho fatto. Il riferimento sono The Drums, Joy Division, CCCP etc… Nel testo cito uno dei miei autori contemporanei preferiti: John Grant.

08 ORIZZONTE
Nata su commissione per uno split omonimo che non è mai stato realizzato. Il pezzo mi è rimasto e lo amo molto. Per me è la continuazione di Seppia del disco precedente. Non so cosa aggiungere sul pezzo, è molto scarno. Oltre a me c’è un bellissimo feat di Glauco Salvo (Comaneci, Of rivers and trains) che ha registrato e campionato dei fields recordings, un banjo e rumori ambientali. Abbiamo lavorato a distanza e quando mi ha mandato quello che aveva fatto mi sono commosso moltissimo. Non avevo riferimenti espliciti scrivendo il pezzo, è venuto di getto partendo dal titolo.

09 MI MANCAVI
Una delle canzoni più vecchie, la faccio dal vivo dal 2014 circa. L’idea prende spunto da elementi mitologici (medusa e altri miti), mappe e leggende, capelli senza teste, stanze incomprensibili. In realtà si parla del fatto che a volte mi mancano delle persone che in realtà mi fanno o mi hanno fatto del male. La metafora circense è forse l’unico gioco di parole che mi sono concesso. Ovviamente anche l’inciso cita uno dei miei autori preferiti (Franco Battiato), mi sono permesso di prendere le sue sirene e portarle allo stadio e cambiare l’amore folle con l’accontentarsi. Qui si torna verso un’America vagamente gotica, ma è più una specie di USA visti da un gruppo inglese. E scritti da un italiano. Bellissime le tastiere di Luca Mazzieri e il mixaggio di Luca Lovisetto.

10 LEGNO
Nata durante le sessioni di mixaggio insieme a Luca Lovisetto. Musicalmente è un reprise del primo pezzo Stanza. Pensavo a Neil Young e Wolther Goes Stranger per il cuore d’oro, ai Blondie per il cuore di vetro. Io ho pensato che alla fine dei suoi viaggi il protagonista pensi che in realtà vuole un cuore di legno, non prezioso e resistente, più caldo perché una volta era vivo. Ma con te intorno. Il senso del disco è spostato sugli ascoltatori quindi, sei tu che devi dare un senso a quello che ascolti. Ai cerchi nella copertina, al ritorno alle cadute di stanza. All’inizio mi piaceva l’incipit che sposta il tutto in un dialogo. Una persona dice “ci siamo detti tutto” (come se fosse possibile) e l’altra risponde “avete fatto bene” per tagliare corto ma anche ribaltare il punto di vista.

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