Simona Gretchen – Post-Krieg

Etichetta: Blinde Proteus & Disco Dada Records // in uscita il 21 febbraio 2013

Ingenuo è chieder scusa se a giorni alterni / si tenda alla promiscuità quanto alla clausura / la verità trascende i gesti eppure morde più del cane / che ringhia senza tregua / e non accetta cura […]
Hydrophobia

 

Il 21 febbraio esce Post-Krieg, il nuovo disco di Simona Gretchen, prodotto da Disco Dada Records, l’etichetta che diede i natali al noto Gretchen pensa troppo forte (2009), e dalla sua DIY label Blinde Proteus. Post-Krieg è mezzora di inquietudine, ma anche di catarsi. L’album vede la produzione artistica di Lorenzo Montanà e il contributo di vari ospiti, quali Nicola Manzan (Bologna Violenta), Paolo Mongardi (Zeus!/Fuzz Orchestra/Ronin/Fulkanelli) e Paolo Raineri (Junkfood). É questo l’ultimo album di Simona Gretchen.

Quella del rito (funebre?), celebrato nella lunga coda strumentale, e riferito anche al progetto indie/cantautorale, si conferma così come una chiave di lettura praticamente imprescindibile di questi brani.

 

“Post-Krieg” – il disco, il concept, la guerra dei princìpi

 

 

A volte ci si imbatte in un testo accantonato per mesi a causa di una sorta di timore reverenziale, e poi, un giorno, capita di perdercisi letteralmente dentro, e di scoprire in esso più chiavi della propria mente di quante nessun professionista dell’inconscio sarebbe stato in grado di fare. Il conflitto (Krieg, appunto) cui Simona Gretchen fa riferimento nel titolo dell’album è così da associare, più che ad una guerra combattuta con le armi, ad una sorta di guerra dei princìpi artaudiana, essendo proprio l’Eliogabalo il testo cui si accennava. Essere esteta o asceta, libero o schiavo, uomo o donna, conservare la memoria del proprio sé o (dis)perderla: tutto ciò caratterizza questo conflitto, proprio di chi cammina sul crinale che separa due abissi opposti. E questo è il dissidio che percorre tutto il disco.
La protagonista di questa narrazione non si sviluppa fino in fondo, ma si può ricomporre tramite una serie di immagini (le unità-base della memoria, particelle minimali di ogni ricordo, conscio o meno). Di lei si sa poco, se non il fatto che si ritrovi consumato dal dissidio fra conservare la memoria del proprio sé e (dis)perderla.

Questa aspirante ermafrodita ha il dono di contenere in sé gli opposti, e non solo. Contiene in sé la sintesi dei sessi (evocata anche nell’artwork di Eeviac, in cui un pube – femminile – si orna delle piume – maschili – del pavone) e allo stesso tempo resta suo malgrado impigliata nella lotta scatenata da quegli stessi princìpi. Da qui la sua condizione intrinsecamente borderline, e una sorta di accecamento dei sensi e dei sentimenti, che porta con sé tanta catarsi quanta alienazione.

In Post-Krieg non si (ri)trovano le atmosfere ruvide ma un po’ naif e sognanti di Gretchen pensa troppo forte (2009), ma un impasto low frequency in cui basso distorto e piano elettrico si intrecciano in riff ora spezzati ora ipnotici, insieme alla batteria incalzante di Paolo Mongardi (Fuzz Orchestra/Zeus!/Fulkanelli/Ronin), e a voci che, come in un coro, decretano la fine del cantautorato e annunciano l’inizio del rito.
Ciò che interessa di più a Simona Gretchen è sicuramente recuperare una concezione e una fruizione rituale della musica, oltre ad una certa idea di concept, che ha cercato di rafforzare, sul piano formale, con la (mono)tonalità di Do minore.

Post-Krieg va dallo stoner/blues della title-track alla danza tribale di Hydrophobia, dalla schizofrenia armonico-ritmica di Pro(e)vocation alla (pseudo)apocalisse di Everted (part III)* – un riferimento alle atmosfere dei primi Faust è irresistibile, soprattutto se di Gretchen si parla -, dal tono quasi rinascimentale di Enoch e Everted (part II), per le quali Nicola Manzan ha arrangiato e suonato gli archi, al nichilismo post-core di Everted (part I).

Post-Krieg parla in terza persona solo per non cadere nella tentazione di un soggettivismo (o peggio un egocentrismo) senza uscite di sicurezza, ma è chiaro come chi qui sia sottoposto a estroflessione (Everted) sia, innanzitutto e mai quanto in questi brani, chi li scrive.

I rimandi letterari principali, per lo più indiretti, sono, oltre al già citato Artaud, a Jung e Nietzsche, ma anche a Ellroy**, a Palahniuk*** e al saggio “Contro la teoria standard della comunicazione”**** del professor Nanni.

* la tromba noise/jazz è di Paolo Raineri (Junkfood)
** My dark places, James Ellroy
*** Rant (Rabbia per l’Italia), Chuck Palahniuk
**** da Il silenzio di Ermes, Luciano Nanni – Pro(e)vocation fa diretti riferimenti al saggio.

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Hanno preso parte alle registrazioni
Simona Darchini – basso e voce
Silvia Valtieri – piano
Lorenzo Montanà – chitarre
Paolo Mongardi – batteria
Paolo Raineri – tromba
Sabina Spazzoli – voce

Musica e testi
Simona Darchini

Arrangiamenti
Simona Darchini, Lorenzo Montanà, Silvia Valtieri, Nicola Manzan (tr. 4 e tr. 7), Paolo Raineri (tr. 8)

Artwork
Eeviac

Produzione artistica
Lorenzo Montanà

 

Tracklist

 

  1. In
  2. Post-Krieg
  3. Hydrophobia
  4. Enoch
  5. Pro(e)vocation
  6. Everted (part I)
  7. Everted (part II)
  8. Everted (part III)

 

 

Simona Gretchen: Biografia

 

Simona Gretchen nasce nel 1987 a Faenza. Nel 2009 pubblica l’album Gretchen pensa troppo forte (Disco Dada), cui collaborano, fra gli altri, Lorenzo Montanà (Tying Tiffany) e Nicola Manzan (Bologna Violenta). Il disco ottiene il premio Fuori dal Mucchio 2010, come miglior esordio indipendente dell’anno. Pubblica poi, nel 2011, Venti e tre (Disco Dada/Trovarobato) – singolo su vinile registrato con la partecipazione di Paolo Mongardi (Fuzz Orchestra/Zeus!/Ronin/Fulkanelli) -, che si aggiudica una delle Targa Giovani Supersound 2011. Partecipa a Generazioni, album tributo ai Santo Niente e al progetto La leva cantautorale degli anni Zero. Nel 2012 fonda la DIY label Blinde Proteus. Finisce in autunno di registrare il suo secondo (e ultimo) full length, Post-Krieg, che uscirà il 21 febbraio 2013 per Disco Dada/Blinde Proteus, e che vede la produzione artistica di Lorenzo Montanà e la partecipazione di Paolo Mongardi, Nicola Manzan e Paolo Raineri (Junkfood).

 

Foto e copertina

 

Fotografie di Mirko Pezzi

 

 

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