The Ties And The Lies

TRUTH OR CONSEQUENCES

data di uscita: 5 novembre 2015

(press page riservata alla stampa – DA NON PUBBLICARE)

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“Truth Or Consequences” – Il Disco

Forse mai come questa volta, dietro a “Truth or Consequences” (TOC) c’è una storia, una bella storia, una storia completa. A differenza di tutte le altre cose scritte, prodotte e suonate da The Ties And The Lies, TOC è un disco che ha un senso unitario. Non è istintivo e immaturo, come lo era “Behind the Barricade” (Ghost Records, 2009). Non è naif e immediato, come invece era “These Are the Plans” (2012). Ha un senso più unitario e forse proprio per questo vale la pena di raccontarlo.

Truth or Consequences, innanzitutto, è una città. Una città che esiste davvero, nel New Mexico, grande quanto un fazzoletto e piantata nel Deserto. Gli abitanti sono poco più di 6.000 e il luogo è davvero ai limiti della follia: basti dire che è l’unico luogo al mondo dove esista uno SpacePort, ovvero un aeroporto destinato ai voli spaziali. Inutile dire che è in disuso. Il paesaggio è un misto fra Breaking Bad, GTA V e la seconda stagione di True Detective: molto affascinante, o estremamente deprimente. E’ una città dove c’è poco o niente e che, negli anni ’50 partecipò ad un singolare concorso radiofonico. Un popolare programma dell’epoca, che si chiamava Truth or Consequences, bandì il seguente contest: la prima cittadina che avesse chiamato in trasmissione la mattina del lunedì successivo si sarebbe guadagnata il trasferimento totale degli studi della trasmissione in città e di potere prendere il nome del programma. Gli abitanti pensarono che avevano così poco in quel piccolo paese che almeno la musica e la radio li avrebbero salvati. Tempestsarono così di chiamate il centralino, vincendo il contest. La trasmissione da allora si spostò in città e tutto il paese cambiò nome in Truth or Consequences, per tradurlo alla brutta, il nostro “Obbligo o verità”.

E’ un disco duplice, come vuole il nome, a due facce: è un disco d’amore e anche un disco di rabbia, di rottura. Tre canzoni e tre canzoni, tre Truth e tre Consequences, tre obblighi e tre verità. E’ una storia d’amore, certo, ma anche una storia di conflitti irrisolti verso se stessi. TOC è anche una grande storia d’amore e di riscoperta personale ambientato in una piccola città del sud ovest americano. Grandi pianoforti, imponenti ritornelli e lunghe cavalcate sono i fili portanti di questo lavoro, su cui i Ties puntano tutto per tornare protagonisti.

Tracklist

1. In The Mood For A Night Drive
2. Home Is Where The Heart Is
3. Latitude 33
4. Gunners & Citizens
5. Winchester 1873
6. The Rosenholtz Dossier

Credits

Truth or Consequences è stato registrato e missato fra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 da Federico Viola e Manuele Fusaroli (Aka Max Stirner) al NHQ Natural Head Quarter di Ferrara. Il mastering è a cura dello studio Final Mastering di Bologna.

Band:
Emanuele Venturoli: Basso, Voce
Daniele Incicco: Chitarre, pianoforte, tastiere, cori
Matteo Barbieri: Chitarre, cori
Mattia Manfredi: Batteria, percussioni, cori

Track by Track by The Ties And The Lies

In The Mood For A Night Drive
E’ la presentazione di Truth or Consequences. E’ la storia di un giro in macchina di sera, anche abbastanza ubriachi, fatto da lui e lei. Se la scorrazzano un po’ brilli nelle colline del deserto sopra la città e il panorama non è un granchè, ma è sufficiente, non importa. E’ il segno che basta poco per essere felici, per fottersene del mondo, a finestrino abbassato.

Home Is Where The Heart Is
Il titolo parla da solo. Casa è dove è il cuore, non importa dove. Può essere un buco di casa, un luogo minuscolo. L’importante è avere trovato un posto da chiamare “mio”, “tuo”, “nostro”.

Latitude 33
La canzone è ambientata in un locale, ed è la storia di una rissa verbale fra due amici. Sono vecchi amici, ma non si capisce bene se lo siano ancora. Qui il locale è un vero Diner di Truth or Consequences, il Latitude 33 (potete cercarlo su Internet). I due si trovano qui, e un po’ come la canzone, anche le storie fra di loro iniziano a diventare un po’ più tese. Saltan fuori vecchie e nuove robe, qualche rancore. Alla fine ognuno va per la sua strada: il domani è molto più vicino di quel che si creda.

Gunners & Citizens
Il titolo originario era Arsenal at Manchester City. E’ il momento del ritorno dal bar del nostro protagonista. E’ ubriachello e al suo vecchio amico non le ha certo mandate a dire. La canzone è la storia del suo litigio interiore, della sua parte buona e di quella cattiva, delle due personalità che ogni tanto saltan fuori. Il tutto accade in casa, mentre in onda c’è la partita fra le due squadre inglesi e lui si abbruttisce da solo con la bottiglia. “I drink too much when I’m home alone, I found myself staring at the wall, I once coughed blood when that Sergio Scored”, ovvero “A volte bevo troppo quando sono a casa da solo, talmente tanto che mi trovo a fissare il muro. Una volta mi è quasi venuto un colpo quando Aguero (Sergio) ha fatto Gol”. Bere da soli è una cattiva abitudine, troppo ben conosciuta. Per quello che riguarda la partita, basti dire che il nostro batterista ogni anno va a Manchester a vedere i Citizens giocare e non si perde una gara in TV…

Winchester 1873
Winchester 1873, come il nome del fucile più famoso del mondo, quello della conquista del west e della Guerra d’Indipendenza. E’ la storia di lei che si presenta a casa di lui, senza dire niente, e di come lui faccia cadere tutte le sue difese (il fucile) che aveva alzato per proteggersi.

The Rosenholz Dossier
E’ la vecchia Deutsche Connection. Quando cadde il muro di Berlino, i servizi segreti sia della DDR che della Repubblica Federale tedesca lasciarono un sacco di documenti, tutti segreti, contenenti le migliaia e migliaia di persone che avevano spiato nel corso della guerra fredda. Sia la STASI che la Rep Fed avevano accumulato materiale su praticamente chiunque passeggiasse per Berlino e non, scoprendone le cose belle e le cose brutte. Questi documenti passarono di mano in mano fino a quando non arrivarono agli americani che, dopo averi letti, decisero che la cosa migliore da fare fosse fare un gran buco nel deserto e seppellirceli dentro, in modo che non li leggesse mai nessuno. Quel gran numero di documenti si chiama Dossier Rosenholz e ancora oggi se ne conoscono solo pochissime pagine. E’ la storia delle strane relazioni che si costruiscono quando qualcuno con cui hai avuto un sacco a che fare parte e cambia completamente vita.

Bio

Se esistesse un luogo a metà fra il deserto dell’Arizona, le umide pianure dello Straffordshire e i lunghissimi portici emiliani, con grosse probabilità è lì che potreste trovare i The Ties And The Lies. Formati a Bologna durante l’heyday dell’indie rock di matrice anglosassone, i Ties hanno sempre posseduto caratteristiche musicali sfaccettate e poco inquadrabili nel singolo concetto di genere. Dal Brit Pop al post-punk, dallo shoegaze al Rock’n’Roll americano, la produzione dei Ties è stata nel tempo accostata a più di un riferimento, pur mantenendo tuttavia un suono altamente riconoscibile e un’identità formata e solida.

Il primo lavoro in studio, “Hello Tokyo”, è un banco di partenza più che un vero e proprio EP: una ricerca energica e poco levigata, tuttavia molto apprezzata da radio e webzines, specie in Belgio e in Gran Bretagna, dove il singolo “Mirrors” riceve diversi passaggi radio.

Pochi mesi dopo “Hello Tokyo”, i Ties tornano in studio per registrare “Behind the Barricade”, profondo e violento concept che lancia la band nella scena New Wave, anche grazie all’aiuto di Ghost Records. La tracklist di soli quattro brani non rende giustizia, nei numeri, a canzoni molto lunghe ed articolate, che spaziano dalle atmosfere Interpol sino alle grandi onde sonore degli “I love you but I’ve chosen darkness”. Ancora una volta le critiche delle principali testate italiane sono positive, specie per gli imponenti riverberi e le ritmiche cupe ed ossessive. L’eleganza di BTB regala ai Ties numerosissime esibizioni dal vivo, più di ottanta in 14 mesi, sui palcoscenici più importanti d’Italia e nei festival più interessanti della scena tricolore.

Tuttavia, le energie, le grandi nostalgie e l’elettricità che avevano portato a Barricade causano anche un periodo di lungo conflitto interiore all’interno della band, preda delle medesime atmosfere cariche di pioggia che li avevano portati in studio. Tornata in sala, la band inizia un lungo periodo di ricostruzione individuale e creativa, producendo decine di nuovi brani che vengono ripetutamente testati live. E’ un momento caotico, di grandi mutamenti personali e inevitabili step individuali.

Nasce da qui “These are the plans”, album del 2012 che non manca di soffrire della inevitabile frammentazione organizzativa (fra riprese, missaggi e mastering il disco passa fra le mani di più di 5 studi) ma che finalmente individua una direzione chiara e certamente più positiva. E’ un disco di rinascita e di ricongiungimento: uno spiraglio positivo e un manifesto di intenti che la band sceglie volontariamente di non dedicare alle stampe e di non programmare per la distribuzione. E’ un disco che i Ties registrano più per sè che per gli altri e che, infine, si dimostra quello più amato dal pubblico dei concerti e dai membri stessi del gruppo.

Forti del ritrovato spirito, i Ties iniziano a comporre “Truth Or Consequences”, senza dubbio il prodotto più coerente, chiaro e incisivo del quartetto bolognese.

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